«Picchiato in carcere, fu tortura»: il gup di Siena manda a processo 5 agenti penitenziari. E’ la prima volta in Italia

Carcere

Si tratta del primo processo in assoluto in Italia per l’ipotesi di reato di tortura avvenuta tra le mura di un carcere. La svolta arriva da Siena dove il giudice per le udienze preliminari Roberta Malvasi ha deciso per il rinvio a giudizio di cinque agenti della Polizia penitenziaria del carcere di San Gimignano, accusato del pestaggio di un detenuto avvenuto l’11 ottobre del 2018. Per l’accusa, rappresentata dal pm Valentina Magnini, quanto avvenuto tra le mura dell’istituto di pena può essere inquadrato nelle fattispecie previste dalla legge 110 del 2017 che introdotto in Italia il reato di tortura.

Quell’11 ottobre di due anni fa gli agenti indagati dovevano trasferire il detenuto dal reparto isolamento a un altro per motivi disciplinari e sarebbero andati a prelevarlo. Stando a quanto poi emerso durante questo trasferimento, caratterizzato da una certa concitazione, la tensione sarebbe sfociata in violenza. Quattro minuti di caos, hanno poi scritto gli inquirenti, in un corridoio del carcere senese ripreso anche dalle telecamere di videosorveglianza.

   L’indagine sul presunto pestaggio conclusosi con il detenuto, un tunisino recluso per droga, lasciato svenuto in cella, ha portato il gup di Siena Roberta Malavasi a decidere il rinvio a giudizio di 5 agenti: lesioni aggravate, minaccia, falso ideologico e tortura le accuse contestate. E proprio il reato di tortura, per la prima volta in Italia dal 2017 anno in cui il legislatore lo ha introdotto, sarà al centro di un processo che vede imputati pubblici ufficiali, secondo quanto afferma Antigone,  l’associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale,  che sul caso presentò un esposto e si è costituita parte civile nel procedimento. La prima udienza è fissata per il 18 maggio prossimo.

   A processo sono finiti un ispettore superiore, due ispettori capo e due assistenti capo coordinatori: sospesi quando l’anno scorso partì l’inchiesta condotta dalla procura di Siena e poi riammessi solo uno di loro lavora ancora a San Gimignano, altri tre sono stati trasferiti, un altro agente è andato in pensione. Nell’inchiesta sono coinvolti anche altri dieci appartenenti alla polizia penitenziaria in servizio sempre al carcere Ranza: le loro posizioni sono ancora all’esame della procura senese. Intanto il gup di Siena ha condannato a quattro mesi di reclusione per rifiuto di atti d’ufficio il medico dello stesso penitenziario: aveva chiesto il giudizio abbreviato. Per l’accusa si sarebbe rifiutato di visitare e refertare il detenuto.

«Il rinvio a giudizio per tortura è una notizia che speriamo dia ristoro alle vittime. La tortura è un crimine che va indagato con decisione, così come è stato fatto. Purtroppo esiste ma fortunatamente ora esiste anche una legge che la punisce» ha commentato detto il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, parte civile.

«Per come è stata impostata l’operazione del trasferimento, per quelle che erano le direttive dell’amministrazione penitenziaria ritengo che l’intervento sia stato fatto correttamente –  ha detto Manfredi Biotti difensore di quattro dei cinque agenti a processo – Si è trattato di un trasferimento coatto – ha aggiunto l’avvocato – poiché il detenuto creava problematiche con altri detenuti a lui vicini, e di conseguenza delle difficoltà in quella che era la gestione del reparto isolamento».

Leggi anche:
– L’avvocato che ha rinunciato alla difesa dell’uomo che ha ucciso la compagna: «Tutelo le donne, non sarei serena»
– La mossa del Cav: sì del centrodestra allo scostamento di bilancio. Così Berlusconi si è ripreso la leadership dell’opposizione
– Finti avvocati e carabinieri ma nella realtà truffatori di anziani: sgominata banda di campani in trasferta al Nord
– Covid nelle carceri, gli avvocati di Napoli ‘in piazza’ contro Bonafede. Il Garante Ciambriello: «Silenzio cinico e pavido»

venerdì, 27 Novembre 2020 - 08:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA