Gli artisti del presepe nel deserto di San Gregorio Armeno: e-commerce e delivery per sopravvivere. «Senza ristori si muore»

Il viaggio nella deserta San Gregorio Armeno
Il viaggio nella deserta San Gregorio Armeno (foto Giustizia News24)
di Bianca Bianco

Serrande abbassate o socchiuse, dentro qualche artigiano che irriducibile lavora ai suoi presepi nell’anno più difficile per San Gregorio Armeno. Una strada che è simbolo mondiale della Natività, coi suoi preziosi presepi realizzati dalle mani esperte e creative dei bottegai che si tramandano una tradizione secolare e che oggi, a venti giorni dal Natale, appare come una cartolina sbiadita e deserta.

Serrande semi abbassate a San Gregorio Armeno (foto Giustizia News24)
Serrande semi abbassate a San Gregorio Armeno (foto Giustizia News24)

Napoli, Natale nell’anno della pandemia: nella via dei presepi poche facce, solo quelle dei residenti e di qualche giornalista chiamato a raccontare questo cupo periodo. Sembrano ricordi di altri secoli le immagini della folla di migliaia di turisti che sfidava gli assembramenti – oggi una parola diabolica – per osservare ammirati le botteghe di presepi, toccare con mano le statuine dei pastori dalle fattezze così verosimili e romantiche, tornare a casa con una Natività artistica o semplicemente una foto ricordo. Per percorrere quel selciato che negli anni scorsi richiedeva una vera e propria sfida di equilibrio per non essere trascinati via dalla folla, oggi impieghi cinque minuti netti. Il vicolo è svuotato e rende perfettamente l’idea di un pessimismo dilagante anche qui, nella città che non si è piegata nemmeno ai nazisti e oggi invece deve abbassare la testa davanti all’emergenza Coronavirus.

San Gregorio Armeno deserta (foto Giustizia News24)
San Gregorio Armeno deserta (foto Giustizia News24)

Persino l’inaugurazione della riapertura, annunciata dall’associazione dei bottegai e che si sarebbe dovuta tenere oggi con il fratello di Diego Maradona, Hugo, a tagliare il nastro di una ripartenza dal sapore di rinascita, è sfumata. Il motivo non è certo nella mancanza di volontà degli artigiani alle prese con una crisi senza precedenti, ma nella indeterminatezza di questi giorni: ieri il premier Conte ha annunciato i nuovi divieti del Dpcm di Natale e ha assicurato la riapertura dei negozi, ma la Campania è ancora zona rossa oltre i termini inizialmente previsti, quindi anche a San Gregorio Armeno ha dovuto rimandare la sua ‘rinascita’. Bisogna attendere la declassificazione a zona arancione o gialla per la Regione.

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Oltre al pessimismo, regna grande anche la confusione. «Non se ne parla, noi sabato riapriamo la bottega», dice Marco Ferrigno, tra i più noti presepisti napoletani che vanta negozi anche a Milano e Firenze e un accordo con Rinascente per un temporary shop nel periodo di Natale. Ferrigno, con la sua famiglia, è il volto di San Gregorio Armeno e anche oggi lavora senza sosta, nonostante la bottega chiusa e la strada deserta, per spedire in tutto il mondo le sue creazioni raffinate e originali: «Abbiamo avuto ordinazioni dalla Colombia, dal Perù e dalla Spagna», dice orgoglioso. Non solo i personaggi della Natività napoletana ma anche i personaggi balzati all’onore delle cronache come Diego Maradona, qui letteralmente idolatrato con statuine, foto e altarini, e Vincenzo De Luca e Giuseppe Conte, il primo ironicamente raffigurato con l’ormai famoso lanciafiamme.

Quando saliamo sul suo soppalco-laboratorio Marco Ferrigno è a telefono che definisce un ordine online per un pastore che spedirà con un pacco confezionato per l’occasione. Perché cambiano i tempi, cambiano i modelli di commercio, ma anche la pandemia ha spinto sull’acceleratore della modernità, così oggi i Ferrigno hanno realizzato un sito e-commerce (www.arteferrigno.it) e lanciato un servizio di ‘delivery del pastore’ che consente di continuare a vendere anche in questo periodo. Una scappatoia dalla crisi totale che Marco Ferrigno non nasconde: «Ad oggi noi non sappiamo bene se possiamo o meno riaprire – dice – La nostra intenzione è riaprire già sabato ma mi chiedo: che la serranda sia aperta o chiusa, cosa cambia se non ci sono turisti?».

Il clou delle attività di questa e di altre 35 botteghe di San Gregorio Armeno è nel periodo che va dal primo novembre al 24 dicembre: novembre è filato via con le sue chiusure, dicembre attende che i veti vengano eliminati ma restano quelli agli spostamenti che fanno crollare i fatturati: «Stimiamo una perdita di almeno il 75% – continua Ferrigno – e nonostante l’e-commerce già operativo i conti non tornano perché ci sono affitti da pagare e i dipendenti, due ancora al lavoro e due in cassa integrazione. Un danno, ma anche una beffa: perché noi ci siamo attrezzati, prima con la messa in sicurezza dei locali per le regole anti-contagio, poi con il sito per la vendita online dei pastori, ma il Governo non prevede ristori per la nostra categoria». Sì perché nella sfilza di Codici Ateco che otterranno i ristori, non compaiono gli artigiani napoletani del presepe perché «equiparati ai lavoratori che installano mattonelle, quindi senza diritto agli indennizzi». Uno smacco per un settore che lavora solo a Natale e che senza l’apertura delle botteghe non può compensare con la vendita da un e-commerce: «Per quanto sia il nuovo modello di commercio – spiega Ferrigno – i clienti qui vogliono guardare da vicino, toccare con mano prima di comprare».

«Siamo stati lasciati soli – accusa Ferrigno – Mi chiedo se De Luca sappia che questo settore rischia di fermarsi dei tutto. Ha aiutato i tassisti stanziando duemila euro, perché non aiuta anche noi con un contributo di diecimila euro per ciascuna bottega? E al Governo chiedo di investire nei posti letto negli ospedali invece che in monopattini e bonus vacanze e di stanziare fondi per categorie in pericolo come la nostra».

A pochi passi dal negozio di Ferrigno, Michele Buonincontro è un altro maestro artigiano che raccoglie un’antica tradizione familiare che oggi punta soprattutto sulle statuine che rispecchiano l’arte settecentesca dei pastori e su quelle che raccontano la cronaca e lo sport: l’immancabile Maradona, De Luca col suo lanciafiamme fino a Messi e Gigi D’Alessio. Michele ci concede due battute mentre prepara una spedizione. Anche lui ha provato a parare i colpi della crisi economica con l’e-commerce (il sito web è (www.michelebuonincontro.it), attività che ha già lanciato due anni fa e che adesso ma – ammette – è una magrissima consolazione perché i presepi esposti virtualmente perdono ogni magia, anche quella dell’acquisto. I ricavi sono sottilissimi rispetto ai costi di gestione delle botteghe e al costo del loro lavoro d’artigianato. Basti pensare che per completare un pastore di 20 centimetri se ne va un’intera giornata di lavoro. «In realtà – dice Buonincontro – siamo già proiettati al novembre del 2021 visto che l’anno è ormai perso. Nel frattempo siamo esclusi dai ristori, c’è stato l’equivoco della zona rossa, arancione o gialla, mancano i turisti. Aspettiamo chiarezza per arrivare a un Natale almeno decente». A Conte e De Luca chiede risposte, ovviamente: «Al governatore abbiamo anche richiesto un incontro, ma sia lui che Conte conoscono bene l’emergenza che stiamo vivendo. A loro ci appelliamo affinché vengano previsti ristori anche per i presepisti che oggi sono completamente abbandonati».

Un abbandono totale, contro cui non sembra possa servire nemmeno il rito scaramantico con tanto di ‘cornicello’ cui Buonincontro decide con un sorriso gentile di sottoporci per buon augurio. Più che un mantra contro la jella, a San Gregorio Armeno servirebbe forse una scossa meno esoterica e più concreta, fatta di ritorno ad una normalità di turismo, botteghe aperte, mani di artigiani che riprendono febbrilmente a costruire presepi e un aiuto vero da parte delle istituzioni da cui si sentono lasciati completamente soli.

venerdì, 4 Dicembre 2020 - 16:17
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