Abruzzo zona arancione fai da te, il Governo diffida Marsilio ma lui tira dritto. Iv lo accusa, Fdi e Lega lo difendono

Boccia, Marsilio, Speranza

La Regione Abruzzo si ‘smacchia’ da sola, aprendo i lucchetti alle attività commerciali proprio la vigilia dell’Immacolata, e innesca la guerra con il Governo, inaugurando così una pagina dell’epidemia da Coronavirus che ha del surreale. 

Come è noto il governatore Marco Marsilio ha deciso d’ufficio di stracciare la direttiva del ministero della Salute Roberto Speranza che confermava la zona rossa per l’Abruzzo e ha promosso la sua regione nella zona arancione. E il Governo – nelle persone dei ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza – alla fine ha proceduto a diffidare Marsilio, invitandolo a tornare suoi propri passi. «La invitiamo e la diffidiamo – hanno scritto in una lettera a Marsilio i due ministri – a revocare ad horas l’ordinanza regionale ricordandole le gravi responsabilità che potrebbero derivare dalle misure da lei introdotte riguardo alla salute dei cittadini». Tutto inutile. Marsilio non indietreggia e replica di non voler «drammatizzare il conflitto con il Governo, ma francamente considero eccessivo se non risibile il tono intimidatorio e la minaccia di responsabilità penale rispetto ai contagi che deriverebbero da questo evento». Il governatore critica i tempi lunghi della Cabina di regia e la regola dei 21 giorni di permanenza in una fascia di rischio, che «non trova una chiara formulazione in un testo di legge univocamente leggibile», mentre sottolinea i risultati positivi della zona rossa da lui anticipata su indicazione del Gruppo tecnico scientifico regionale. «Conosco talmente bene il meccanismo – dice – che ho anticipato: conosciamo i numeri, li sappiamo leggere e siamo in grado sui parametri principali di capire qual è la situazione».

Nel primo giorno di ‘zona arancione’ i negozi ritrovano, così, la clientela intenta ai primi acquisti natalizi. Soddisfatte le associazioni di categoria, alcune delle quali, pero’, avrebbero preferito una riapertura “condivisa” e ora lamentano il caos derivante dallo scontro politico. Ma sono tutte d’accordo sugli effetti positivi dell’ordinanza dal punto di vista economico. Se il commercio tira un sospiro di sollievo, è sul piano politico che lo scontro si fa sempre più acceso. Lega e Fratelli d’Italia si sono schierati con Marsilio. Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, deputato di Fdi, ha definito quella di Marsilio «una scelta di buonsenso e responsabilità» dettata «dal fatto che il territorio che amministra è ‘nella media nazionale’ e laddove tutte le regioni italiane sono fuori dalla zona rossa non si capisce perché proprio l’Abruzzo, che ha spesso parametri di gran lunga migliori di altre regioni, dovrebbe rimanerci».

Dalla maggioranza di governo, invece, le uniche voci che si levano sono quelle di Pd e Italia Viva. Stefania Pezzopane, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, accusa Marsilio di essersi reso responsabile di «un atto molto grave, un gesto di arroganza», rilevando che «in tutta Italia nessun presidente ha assunto questi atteggiamenti». Sul territorio regionale fa eco il capogruppo Pd alla Regione Silvio Paolucci: «Marsilio sta ancora una volta usando gli abruzzesi per fare propaganda, gettando una comunità intera nel caos e nella confusione con un’ordinanza che apre una contrapposizione istituzionale che la nostra Regione non ha mai conosciuto». «Il presidente ben sapeva bene che i termini temporali dell’area rossa non gli avrebbero consentito l’uscita prima di 21 giorni – ha aggiunto Paolucci -. Di più, aveva scelto la zona rossa prevedendo che tutto il Paese sarebbe diventato tale, sbagliando clamorosamente ogni previsione e incastrando la nostra regione nelle massime restrizioni che hanno condotto alla paralisi di tutte le attività».

Camillo D’Alessandro, deputato di Italia Viva, accusa Marsilio di «furbate» e rileva che a causa sua «l’Abruzzo è ora considerato una sorta di Regione canaglia, inaffidabile. Per fortuna, però, gli abruzzesi non sono come il suo presidente». «Marsilio chieda scusa e taccia per qualche giorno. Le Istituzioni sono una cosa seria, non un giocattolo per sfogare capricci infantili», ha insistito D’Alessandro. Che poi se l’è presa anche con il vicepresidente della Camera Rampelli. «Se un vice-presidente della Camera arriva sostenere che un Presidente di Regione fa bene a violare la legge, per il solo fatto che indossa la stessa casacca, siamo arrivati alla fine del senso istituzionale».

lunedì, 7 Dicembre 2020 - 20:19
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