C’è una storia che è stata raccontata poco, a dispetto della sua gravità. Una storia che è un incubo per i protagonisti e le loro famiglie e che non si avvia affatto a un lieto fine natalizio. Da 100 giorni 18 pescatori della marineria di Mazara del Vallo, nel Trapanese, sono in stato di fermo in Libia. Il fermo dei due pescherecci su cui si trovavano è avvenuto lo scorso primo settembre al largo delle coste libiche, a circa 38 miglia dalle coste e attualmente sono ancora ‘detenuti’ presso un carcere- caserma di El Kuefia, a pochi chilometri di Bengasi. L’equipaggio delle due imbarcazioni ‘Medine’a e ‘Antartide’ è composto da otto italiani e sei tunisini, due filippini e due senegalesi. Lavoratori del mare esperi nella pesca del gambero rosso per la prestigiosa marineria di Mazara, e per le cui sorti la politica italiana si è fatta sentire poco e male mentre le istituzioni non riescono a sbrogliare la matassa della loro detenzione, avvenuta per cause non ancora ben precisate. Da quel primo settembre sono trascorsi 100 giorni, gli ultimi contatti tra i 18 pescatori e le famiglie risalgono al 12 novembre scorso, c’è grande tensione e preoccupazione e l’armatore dei pescherecci nei giorni scorsi ha deciso, nel silenzio delle istituzioni italiane e libiche, di avviare una trattativa in proprio.
«C’è molta delusione qui a Mazara del Vallo, sono sincero. La speranza di poter vedere i nostri uomini entro Natale è ormai appesa a un filo- dice il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci, che segue giorno dopo giorno l’evolversi della vicenda – Purtroppo stiamo vivendo il contraccolpo psicologico della famosa telefonata – dice il primo cittadino in una intervista all’Adnkronos – perché a questo punto ci si chiede se quella telefonata era un obiettivo intermedio o fine a stesso, cioè di portare solo un po’ di pace e di equilibrio e non per arrivare a una risoluzione. Quella telefonata aveva acceso le speranze che finalmente una trattativa congelata e immobile fosse andata avanti. Quindi, un primo segnale di disgelo».
«Oggi, devo dire che c’è molta delusione, qui a Mazara del Vallo e la speranza di vedere i nostri uomini entro Natale è appesa a un filo. Naturalmente sappiamo bene che ci sono le trattative coperte da massima riservatezza – aggiunge il primo cittadino – Quello che ho sempre lamentato e che occorrerebbe è una comunicazione diretta tra il Governo e noi. Capisco che non è possibile un aggiornamento sullo stato dei fatti. Ci mancherebbe, ma una fonte autorevole che interloquisce com l’amministrazione di Mazara costituirebbe in questo momento un elemento in più per superare tutti insieme il periodo di crisi».
«Quella che è stata compiuta è un’ingiustizia, perché non ci sono ragioni che giustificano questo durissimo e gravissimo atto di ostilità – gli fa eco il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero – Quello che fino ad ora è stato consentito ai familiari – dice all’Adnkronos riferendosi alle due brevi telefonate consentite tra i parenti e i sequestrati – è davvero troppo poco. Ora diciamo basta: è ora che chi di dovere intervenga, anche con corpi speciali, affinché i pescatori possano fare rientro nelle loro famiglie». Per monsignor Mogavero il caso dei 18 pescatori riporta alla luce l’annosa questione delle acque internazionali: «Chi ha la responsabilità deve impegnarsi affinché questi episodi non si ripetano più; in altri tempi abbiamo tollerato episodi simili che si sono conclusi in tempi molto più ravvicinati. Adesso diciamo che è stata superata ogni misura». La Diocesi guidata da monsignor Mogavero sin dalle prime settimane dopo il sequestro è stata a fianco i familiari dei 18 pescatori (cattolici e musulmani), pagando le utenze domestiche e sostenendo anche l’acquisto di beni di prima necessità per i bambini delle coppie giovani i cui mariti sono sequestrati in Libia.
Durissimo l’intervento di Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia): «E dopo 100 giorni il governo non ha ancora riportato a casa i pescatori italiani prigionieri in Libia. Il Natale si avvicina e le loro famiglie non hanno ancora riabbracciato i propri cari. Fdi è al loro fianco: basta perdere tempo, riportiamoli a casa».
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martedì, 8 Dicembre 2020 - 10:20
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