Recovery Plan, sui fondi europei Conte vuole un Governo parallelo: Iv sospende il giudizio in attesa del voto sul Mes

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Si alza il livello di tensione nella maggioranza, in vista di due importanti scadenze: la firma al Recovery Plan e l’accordo sulla riforma del Mes. Oggi, 9 dicembre, alle 16 il premier Giuseppe Conte sarà nell’aula del Senato per le proprie comunicazioni in merito al Mes, il fondo salva-Stati europeo che nel corso delle ultime settimane ha incontrato diverse resistenze nell’anima del Governo. Resistenze tali da mettere in bilico la stessa sopravvivenza dell’esecutivo. Ieri proprio sul Mes è però arrivata una schiarita tra i partiti che compongono la maggioranza, in particolare con la spina nel fianco di Italia Viva che ha però annunciato che firmerà l’accordo solo dopo avere ascoltato il discorso del premier a Palazzo Madama. ‘Bizze’ a parte, però, il destino del Conte II dovrebbe essere salvo, i numeri per salvare il Governo ci sono.

Diversa la situazione per il Recovery Plan, il piano di investimenti con cui l’Italia dovrà decidere e comunicare all’Europa come intende spendere i 209 miliardi del Recovery Fund. La bozza c’è (l’abbiamo anticipata ieri in questo articolo) ma, ancora, manca la coesione con i renziani che domenica hanno fatto saltare la trattativa per il diniego all’idea del presidente del Consiglio di una cabina di regia affidata a lui con i ministri di Economia e Sviluppo Gualtieri (Pd) e Patuanelli (M5s). Lunedì il banco è saltato di nuovo a causa della notizia della positività al Covid-19 del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, con conseguente scioglimento anticipato del Consiglio dei Ministri e ieri, martedì, è saltato di nuovo e verrà convocato solo dopo il superamento del passaggio al Senato sul Mes. Insomma, un gioco politico ad incastro in cui a fare la parte dei dissidenti sono i renziani che hanno detto sì alla bozza ma continuano a bocciare l’idea di una cabina di regia accentrata nelle mani del premier in una sorta di ‘Governo parallelo’ e anche la struttura operativa decisa sempre da Conte e formata da sei manager (individuabili anche in società a partecipazione pubblica) nominati dal premier su proposta di Gualtieri e Patuanelli e con ampli poteri sostitutivi. Una struttura che Maria Elena Boschi (Italia Viva) ha ‘massacrato’ in un’intervista definendo quella di Conte una mossa per avere quei «pieni poteri» agognati da Salvini all’epoca in cui reggeva il Viminale (eravamo nel Governo Conte I). Solo che allora Salvini li desiderava per «tormentare i migranti», come ha scritto ieri Stefano Feltri su Domani, oggi invece per Conte sono un modo per gestire in solitaria in pacchetto di risorse monstre dell’Europa.

Quale dunque la situazione che si viene a profilare? Si attenderà il voto di questo pomeriggio a Palazzo Madama e molto probabilmente anche il Consiglio europeo (domani o venerdì) che ratificherà il Mes provando a superare i veti di Ungheria e Polonia. Il Recovery Plan resterà ‘cristallizzato’ in attesa dell’evolversi della situazione interna ed europea: due -tre giorni di tempo utile anche per far eventualmente rientrare la fronda renziana.

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mercoledì, 9 Dicembre 2020 - 08:18
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