Carabinieri arrestati a Piacenza, parte l’udienza preliminare con grandi assenti sul fronte delle parti civili

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Parte con assenze eccellenti l’udienza preliminare a carico dei carabinieri della stazione Levante di Piacenza arrestati per gravi reati come spaccio e tortura: Arma dei carabinieri, ministero della Difesa e Comune di Piacenza non erano rappresentati per la costituzione di parte civile.

Sul tavolo del giudice Fiammetta Modica sono invece pervenute altre undici richieste di costituzione di parte civile da parte dei sindacati dei carabinieri Nsc e Silca, del Partito per la tutela dei diritti dei militari, nonché da diverse persone che affermano di essere state picchiate o o torturate all’interno della stazione. Sulle istanze il giudice si pronuncerà nel corso della prossima udienza, fissata per metà gennaio in un padiglione di Piacenza Expo, il quartiere fieristico della città. Tra loro ovviamente anche il testimone che con le sue rivelazioni al maggiore Rocco Papaleo ha permesso nel mese di febbraio l’avvio di tutta l’inchiesta.

Presenti in aula, invece, il capo della procura Grazia Pradella insieme ai pm Matteo Centini e Antonio Colonna che all’inizio del 2020 hanno coordinato l’indagine della Guardia di Finanza e della Polizia locale, che ha contestato episodi senza precedenti, e che ha portato, per la prima volta in Italia, al sequestro dell’intera caserma dei carabinieri finita nel mirino degli inquirenti. Sul fronte degli imputati erano assenti i carabinieri Giuseppe Montella e Salvatore Cappellano, che rispondono del maggior numero di episodi; presenti invece il carabiniere Giacomo Falanga, scortato dal carcere di Verbania dove è attualmente recluso, il carabiniere Daniele Spagnolo e il maresciallo Marco Orlando, ex comandante di stazione, questi ultimi entrambi agli arresti domiciliari. Gli imputati hanno optato per il rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena.

A margine dell’udienza ha tenuto banco la mancata richiesta di costituzione come parte civile del Comune: il fatto è approdato subito in consiglio comunale. Dai banchi dell’opposizione il consigliere comunale Luigi Rabuffi ha detto che «il Comune di Piacenza aveva il dovere di costituirsi parte civile. Non è una questione economica, bastava anche ricevere un euro, era simbolico, a fronte del danno d’immagine che la città ha subito su tutti i media». Ha replicato il sindaco Patrizia Barbieri: «Stavolta non ci sono i presupposti. Le azioni non hanno coinvolto né minimamente né direttamente il Comune di Piacenza. Non avevamo alcun elemento diretto o indiretto che poteva identificarci come parte offesa».

lunedì, 14 Dicembre 2020 - 19:47
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