«L’aumento vertiginoso di contagi sia tra il personale dipendente che tra i detenuti, soprattutto in Campania, ci costringe a riflettere sull’efficacia delle misure di contenimento messe in atto dall’amministrazione penitenziaria». Lo sottolineano in una nota cinque sigle sindacali della polizia penitenziaria (Osapp, Sinappe, Uil Pa PP, Uspp e Fns Cisl) che in Campania, in una comunicazione fatta pervenire, tra gli altri, al provveditore regionale Antonio Fullone, annunciano la proclamazione dello stato agitazione con il rifiuto alla partecipazione alle convocazioni indette dalle direzioni penitenziarie sui protocolli locali Covid 19.
«E’ ancora vivo nei nostri cuori – ricordano i sindacati – il dolore per la perdita di un altro collega che prestava servizio presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere che, purtroppo si aggiunge alla triste lista dei decessi che ha coinvolto anche il dirigente sanitario di Secondigliano. Non possiamo più tollerare questa modalità di gestione dell’emergenza a tutti i livelli. Nelle ultime settimane c’è stato un continuo aumento di casi di Coronavirus negli istituti penitenziari della regione ed anche a livello nazionale, così come risulta dai dati forniti dall’Amministrazione Penitenziaria. Probabilmente, se fossero state raccolte le nostre grida di allarme lanciate da tempo, avremmo potuto fronteggiare l’emergenza con i quantitativi necessari di dispositivi protezione individuali, mascherine, tute, guanti, barriere para fiato, gel igienizzanti sono a dir poco insufficienti e spesso bisogna elemosinare ciò che dovrebbe essere un diritto fondamentale, il diritto alla salute Costituzionalmente garantito, a poco servono i protocolli di sicurezza se poi non sono attuabili con le risorse a disposizione».
«Piuttosto serve un potenziamento di risorse umane e materiali, ad oggi non si riescono a garantire neanche i cambi ai colleghi per consumare i pasti. I turni di servizio vanno ben oltre le sei ore lavorative anche nei servizi di piantonamento e nei reparti Covid, dove i poliziotti penitenziari spesso si ritrovano impiegati senza idonei dispositivi di protezione. Ciò avviene anche nei servizi di traduzione, laddove non si riescono a garantire ne’ distanziamento né frequenti sanificazioni. Le condizioni dei luoghi di lavoro, compresi i servizi igienici, sono sempre più fatiscenti, nonostante le nostre molteplici segnalazioni. Solo dopo quindici giorni dalla sottoscrizione del protocollo quadro regionale Covid è giunta la prima convocazione da parte delle direzioni».
«In questo scenario sempre più insostenibile, – concludono i cinque sindacati – in segno di protesta proclamano lo stato di agitazione e non sottoscriveranno alcun protocollo locale Covid in tutte le sedi periferiche. Nel contempo chiediamo al Provveditore, i qualità di organo ispettivo, di farsi garante del rispetto delle norme sulla sicurezza e l’igiene dei luoghi di lavoro da parte delle singole direzioni, nonché del rispetto delle relazioni sindacali, sempre più rarefatte».
lunedì, 14 Dicembre 2020 - 09:47
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