Processo penale, l’imputato assolto va rimborsato dallo Stato: in Manovra entra l’emendamento di Enrico Costa (Azione)

Enrico Costa
Il deputato di Azione Enrico Costa

E’ stato un emendamento presentato dal deputato di ‘Azione’ Enrico Costa a fare in modo che anche nel processo penale fosse introdotto il principio per il quale l’imputato assolto venga rimborsato dallo Stato. In base all’emendamento fatto proprio con qualche modifica dal Governo, sottoscritto anche da Lucia Annibali (Italia Viva), Maurizio Lupi (Noi per l’Italia) e Giusy Bartolozzi (Forza Italia), e votato all’unanimità, gli imputati assolti con formula piena avranno diritto al rimborso delle spese legali sostenute per la difesa. Il limite massimo del rimborso è di 10500 euro, stanziati sulla base del Fondo di 8 milioni di euro inserito dal Governo nella Manovra di Bilancio.

In base all’emendamento viene introdotto un nuovo articolo del Codice penale, il 177bis, intitolato “Rimborso spese legali per gli imputati con sentenza penale divenuta irrevocabile” e che prevede al primo articolo che «Nel processo penale, all’imputato assolto con sentenza divenuta irrevocabile perché il fatto non sussiste, perché non ha commesso il fatto, perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, è riconosciuto un rimborso delle spese legali nel limite massimo di importo pari a 10.500 euro». Al fine di poter accedere al rimborso, dunque, l’assoluzione deve essere ‘irrevocabile’, dunque non solo definitiva. Si legge ancora nella bozza dell’articolo 177 bis che le condizioni devono essere «perché il fatto non sussiste, perché non ha commesso il fatto, perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato». Non viene invece riconosciuto il rimborso in caso di imputato assolto da uno o più capi di imputazione, ma condannato per altri capi di imputazione; in caso di assoluzione per «estinzione del reato per avvenuta amnistia o prescrizione» o per depenalizzazione del reato.  

Sempre in base alla bozza, il rimborso avviene ‘a rate’: tre quote annuali di pari importo a partire dall’anno successivo a quello in cui la sentenza è diventata irrevocabile. L’imputato assolto presenta la fattura al difensiore, indicando la causale e l’avvenuto pagamento e un parere di congruità del Consiglio dell’ordine degli avvocati fino all’attestazione della irrevocabilità dell’assoluzione da parte della cancelleria.

«È una proposta approvata all’unanimità dalla Camera – ha spiegato su Facebook Enrico Costa – Quando si portano avanti battaglie liberali, anche in una materia divisiva come la giustizia, si trova il consenso e l’unità. Il principio è di semplice buonsenso. Se lo Stato sottopone un cittadino innocente al lungo, defatigante e spesso umiliante calvario delle indagini e del processo, è giusto che lo risarcisca».

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lunedì, 21 Dicembre 2020 - 10:39
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