L’infausto 2020 rischia di chiudersi anche peggio di come è cominciato. Sul fronte dell’occupazione e delle realtà produttive, l’anno del Covid-19 è pronto a portarsi via sia la Whirlpool in via Argine a Napoli che la Meridbulloni di Castellammare di Stabia. Due eccellenze, due realtà industriali importanti che danno lavoro a numerose famiglie.
Se il caso Whirlpool tiene ormai tristemente banco da un anno, quella della Meridbulloni è scoppiato poco meno di due settimane fa quando il gruppo Fontana – proprietario dello stabilimento – ha fatto recapitare ai dipendenti una lettera di trasferimento a Torino per completare il piano di fusione con la Ibs. Da quel giorno i dipendenti piantonano la fabbrica, dormendo all’addiaccio davanti ai cancelli nel timore che, dopo la chiusura improvvisa, la famiglia Fontana ordini di smantellare la fabbrica.
I lavoratori presidiano i cancelli della Meridbulloni, alternandosi in gruppi di giorno e di notte all’interno di 3 tende. Si riscaldano con piccoli falò in strada, ma con la pioggia non possono nemmeno avvicinarsi alle mini fornaci accese con la legna. Il 26 dicembre hanno ricevuto la visita di solidarietà di diversi consiglieri regionali e anche dell’assessore al Lavoro, Antonio Marchiello, a nome del presidente della Regione, Vincenzo De Luca.
Ieri pomeriggio si è recato in visita dagli operai in presidio anche il segretario generale della Uilm Campania, Antonio Accurso: «Il licenziamento mascherato degli 80 lavoratori della Meridbulloni è proprio una brutta storia. Far passare il Natale ai lavoratori davanti ai cancelli in piena pandemia è un segno di disprezzo dei valori fondamentali della nostra società». «Pensavamo – prosegue Accurso – che imprenditori senza scrupolo facessero parte del secolo passato, ma l’impotenza del governo ad affrontare e fare rispettare leggi ed accordi in vertenze note come quella della Whirlpool e dell’ex Ilva, hanno dato il segnale che le istituzioni non riescono a frenare gli interessi del capitale e si limitano a registrare gli eventi».
«E’ necessario – continua il numero uno della Uilm campana – un intervento autorevole per fermare da subito queste crisi ed evitare un effetto di reazione a catena nel 2021, attraverso strumenti che rilancino l’economia e l’industria prima della scadenza del blocco dei licenziamenti».
Purtroppo però la proprietà sembra essere sorda a ogni richiesta. Nell’incontro, tenutosi ieri, di procedura ex art.47 l’azienda ha confermato che gli 81 operai devono trasferirsi al Nord entro il 1 febbraio. «Si tratta di uno scippo di lavoro dal Sud al Nord», incalza Accurso. Fa eco Vittorio De Gregorio, Rsu di Uil-Uilm nella fabbrica di bulloni stabiese: «La proprietà è rimasta sulle posizioni iniziali, anzi, non risponde ad alcuna domanda. La linea resta invariata e guarda alla riapertura della produzione nelle sedi di Milano e Torino, a seguito della fusione per incorporazione con la Ibs, altra fabbrica del Gruppo Fontana. Noi però non abbiamo intenzione di cedere in alcun modo. Insieme con la Whirlpool riteniamo che la chiusura delle nostre fabbriche sono uno schiaffo alla Campania e al Sud. Siamo ancora più determinati a lottare per il nostro posto di lavoro».
La senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della commissione Femminicidio e capogruppo dem in commissione Affari costituzionali, eletta a Napoli, ha chiesto un tavolo interistituzionale per affrontare la vicenda e lo ha fatto con un’interrogazione rivolta al Ministro per lo Sviluppo Economico Patuanelli, sottoscritta anche dai colleghi dem Fedeli, Pittella, Stefa’no e Giacobbe. «La decisione relativa alla fusione e alla delocalizzazione di un’azienda in attivo di considerevoli dimensioni – spiega Valente nell’interrogazione – è stata comunicata in maniera repentina e intransigente, senza alcun preavviso e margine di dialogo con le parti interessate, suscitando sgomento e preoccupazione sia da parte dei lavoratori sia delle parti sociali e di tutta la comunità stabiese. Per questo chiediamo al ministro dello Sviluppo Economico di aprire un tavolo istituzionale con le parti interessate, per evitare che la chiusura di uno stabilimento storico sul territorio stabiese produca gravi conseguenze sull’occupazione e di conseguenza sul tessuto sociale stabiese, già messo a dura prova dall’emergenza sociale ed economica in corso».
martedì, 29 Dicembre 2020 - 01:33
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