L’Auchan all’interno del centro commerciale Vulcano Buono di Nola che chiude i battenti dopo 13 anni di attività tra le lacrime dei dipendenti che perderanno il lavoro e l’ultimo messaggio rivolto ai clienti del punto vendita. La Whirlpool di Napoli che ormai sembra non avere più chance per restare in vita e la Meridbulloni che tenta la resistenza per non vedere chiusa la fabbrica di Castellammare.
La fine del 2020 è scandita da crisi occupazionali importanti. Licenziamenti di massa o possibili perdite del posto di lavoro contro le quali il Governo nulla è riuscito a fare.
Whirlpool, le speranze quasi spente. E le parole di Di Maio («Accordo raggiunto») ora pesano come macigni
Il caso della Whirlpool di Napoli è clamoroso. Il braccio di ferro con il colosso statunitense va avanti dalla fine del 2018. Al Mise, il ministero dello Sviluppo e dell’Economia, c’era Luigi Di Maio e al Governo Lega e grillini andavano a braccetto. E proprio Di Maio, dopo l’annuncio della Whirlpool di volere bloccare la produzione dello stabilimento in via Argine, annunciò un «accordo fatto» con la società, sostenendo che i posti di lavoro dei 350 dipendenti fossero salvi. Ma la storia ha fatto poi emergere un’altra verità. La Whirlpool ha scaricato Napoli e i suoi lavoratori, e ha fatto spallucce dinanzi ai tentativi del Governo di salvare la produzione partenopea. Nel frattempo la grana l’ha ereditata il ministro Patuanelli, ché di Maio è ‘volato’ agli Esteri e mai più una parola ha detto sulla vicenda e sul suo epilogo.
Sarà Patuanelli ad intestarsi una sconfitta e una raffica di licenziamenti (salvo clamorosi colpi di scena) che fanno male. Il 31 dicembre si chiude di fatto il rapporto lavorativo dei dipendenti con la Whirlpool: sarà pagato l’ultimo stipendio. Poi l’azienda attiverà la cig Covid dal primo gennaio al 31 marzo 2021, quando scadrà il blocco dei licenziamenti. Dopodiché, dall’inizio di aprile, come già emerso, avvierà la procedura di licenziamento collettivo per circa 330 lavoratori dello stabilimento di Napoli. Il nuovo tavolo convocato dal Mise sul futuro del sito di via Argine, dove dallo scorso 31 ottobre la multinazionale ha smesso di produrre lavatrici, indica le tappe per la copertura salariale dei dipendenti, in attesa di un piano che dia nuova vita alla fabbrica garantendo attività produttiva e livelli occupazionali. Di fronte a concrete manifestazioni di interesse, l’azienda sarebbe disponibile alla cessione del sito. Ma per adesso nulla sembra essersi mosso.
Anzi, oltre a Napoli adesso sembrano essere a rischio anche altri siti della Whirlpool. L’azienda «si è riservata di presentare domanda di cig Covid anche per altri siti, sicuramente per il magazzino di Carinaro (Caserta)». Le speranze si assottigliano, anche se i sindacati invitano gli opera a non mollare. «Non è possibile, non solo chiudere Napoli, ma non è possibile che non venga garantita una continuità produttiva e che la vostra intelligenza, il vostro saper fare venga disperso», ha ribadito nel suo intervento, da remoto, Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, durante l’iniziativa ‘Sulla mia pelle’ organizzata dagli operai della Whirlpool questo pomeriggio. «Tanto più in una città come Napoli e in una regione come la Campania. Quel che posso dirvi – incalza Landini – è che naturalmente la Cgil è con voi a sostegno di questa battaglia, ma è pronta a sostenere tutto quello che verrà deciso insieme alle altre organizzazioni sindacali, e la solidarietà che state raccogliendo attorno a questa intelligentissima iniziativa è sicuramente un punto molto importante. Voglio abbracciarvi, spero al più presto di poter essere anche lì con voi. Senza promesse particolari, ma con la dignità e la resistenza che state dimostrando, anche noi con la stessa resistenza assieme a voi non accetteremo in alcun modo che si possa dire che la Whirlpool è chiusa e che quello stabilimento non è più uno stabilimento che dà lavoro alle persone e produce ricchezza per il Paese».
Incalza Rocco Palombella, segretario generale della Uilm: «Dobbiamo fare un’azione comune nei confronti di governo e multinazionale per evitare la chiusura del sito di Napoli o sarà una sconfitta epocale per il Paese intero». Per Annamaria Fulran, segretario generale della Cisl, «noi abbiamo nel nostro Paese purtroppo tante vertenze aperte, ma Whirlpool può diventare una vertenza simbolo, che cambia le cose e le cambia in meglio. Quello che non è accettabile è che non abbiamo davanti un’azienda in crisi, un’azienda in fallimento, abbiamo davanti una multinazionale molto ricca e prospera, che a un certo punto ha deciso di venire nel nostro Paese, ha preso tante risorse di sostegno dallo Stato e sono le risorse degli italiani che ha preso quest’azienda». «Non è possibile scherzare con la vita delle persone e con il lavoro delle persone. Questa vertenza può diventare il simbolo delle vertenze nel nostro Paese – sottolinea Furlan – e la solidarietà che vedete esprimere dal mondo della scuola, dagli altri lavoratori, ci dà un messaggio preciso: in questo mondo dove tutto tende a spaccare e a disunire, la forza del lavoro, la sostanza del lavoro, cosa significa una comunità e una Repubblica fondata sul lavoro, è quello che unisce, unisce il mondo del lavoro, gli uomini e le donne, i giovani e i meno giovani, è quello che tiene unito il nostro Paese».
Meridbulloni, le promesse degli esponenti dei Cinque Stelle
Nappi (Lega): «20 milioni per salvare stabilimento Castellammare»
E’ ancora aperta la lotta, infine, per gli operai della Meridbulloni di Castellammare di Stabia. Il gruppo Fontana ha comunicato lo spostamento della produzione al Nord per una fusione con un’altra azienda del gruppo, che ha sede a Torino. Per gli operai vi sarà un trasferimento nel capoluogo piemontese, ma la decisione imposta dall’azienda ha fatto alzare le barricate: il trasferimento comporterebbe rivoluzioni in intere famiglie e in molti potrebbero ritrovarsi costretti a scegliere tra la famiglia e la disoccupazione. Non a caso nei giorni scorsi tra i sindacalisti c’è chi ha bollato la decisione del Gruppo Fontana come «licenziamento mascherato». Sulla vicenda si è accesa l’attenzione di ogni forza politica, di qualsiasi colore, e della Regione Campania. Il consigliere regionale della Lega Severino Nappi ha chiesto la riunione della «commissione attività produttive del consiglio regionale, con la partecipazione della giunta» affinché «venga immediatamente acquisita la disponibilità della Regione a finanziare un contratto di sviluppo di 20 milioni di euro in sinergia con Mise e Invitalia per salvaguardare lo stabilimento attraverso la ristrutturazione della struttura e l’ammodernamento dei macchinari, in favore dell’attuale impresa o di un’altra impresa che si faccia carico di rilevare l’azienda e salvare tutti i posti di lavoro». I consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle, Gennaro Saiello e Luigi Cirillo, e la deputata grillina Teresa Manzo hanno invece ‘promesso’ che «non possiamo consentire il trasferimento dei lavoratori Meridbulloni da Castellammare a Torino. Ne va del destino di oltre 80 famiglie, senza contare l’indotto». «Abbiamo interessato fin da subito della vertenza il ministero dello Sviluppo Economico, con il quale siamo al lavoro da settimane per impedire che si metta la parola fine a un sito importante nel tessuto produttivo del territorio stabiese e dell’intera regione», hanno spiegato i tre.
Nola, saracinesche giù all’Auchan del Vulcano Buono
Non c’è più nulla da fare, invece, per i dipendenti dei centri Auchan di Nola e Giugliano che ancora erano rimasti aperti dopo la ‘fuga’ dei francesi dall’Italia. Oggi, alle 14, le saracinesche che davano accesso al grosso centro all’interno del Vulcano Buono si sono abbassate. Per sempre. «Ringraziamo tutti i nostri clienti che ci hanno sostenuto e che con i loro sorrisi hanno dato valore alla nostra quotidianità lavorativa che oggi ci viene tolto. Noi siamo e resteremo la grande famiglia di Auchan Nola e ci auguriamo di cominciare al più presto una nuova avventura, siamo pronti», è stato il messaggio di saluto che una dipendente ha rivolto a tutti i dipendenti, mentre riecheggiava il rumore del pianto a dirotto di altre lavoratrici costrette a rinunciare al lavoro. Senza occupazione resteranno in 100. La sola speranza è che, come accaduto per altri punti Auchan già chiusi da tempo, altri grandi gruppi subentrino assorbendo il ‘vecchio’ personale (o parte di esso).
mercoledì, 30 Dicembre 2020 - 21:25
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