Meridbulloni, l’incontro al Mise non fa breccia nell’azienda: si chiude, indennizzo a chi si trasferirà. Gli operai: «Delusi»

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Gli operai della Meridbulloni in presidio permanente dinanzi alla fabbrica di Castellammare di Stabia

Il Gruppo Fontana non schioda dalle sue posizioni. Lasciando l’amaro in bocca agli 81 dipendenti della Meridbulloni che ieri sera, in segno di protesta, hanno bruciato i giubbotti distintivi della fabbrica che hanno indossato per decenni sul posto di lavoro. Ieri al Ministero dello Sviluppo economico si è tenuto, mediante video-conferenza, il vertice sul destino dello stabilimento di Castellammare di Stabia, destinato – nelle intenzioni della proprietà – alla chiusura e al trasferimento della produzione (e dei dipendenti) al Nord. Al tavolo, oltre al ministero rappresentato dalla sottosegretaria Alessandra Todde, anche l’assessore regionale alle Attività produttive Antonio Marchiello, il sindaco di Castellammare di Stabia Gaetano Cimmino, le organizzazioni sindacali e l’azienda.

La posizione del Gruppo Fontana è chiara e netta: chiudere il polo stabiese il 31 gennaio e avviare la ‘nuova’ produzione in Piemonte a partire dal 1 febbraio. Dall’altro lato ministero e Regione stanno cercando di guadagnare tempo, magari tre mesi, nel tentativo di studiare alternative al trasferimento della produzione e degli operai. Per questa ragione i due enti hanno ribadito la disponibilità a farsi carico della cig dei dipendenti per altri tre mesi nell’attesa di trovare un imprenditore disposto a rilevare la fabbrica.

Una strada però che non interessa al Gruppo Fontana, che ha risposto picche e che ha già messo sul tavolo la sua ‘offerta’ ai dipendenti disposti al trasferimento (chi rifiuterà perderà il posto di lavoro): canone di locazione pagato per intero per 24 mesi, un indennizzo da 10mila euro una tantusum, e un’offerta di lavoro per un familiare con durata di sei mesi. Condizioni che in molti stanno pensando di accettare, anche se questo significa separarsi da moglie e figli. Ma il punto è che in ballo c’è il proprio destino lavorativo e dunque familiare, quello che ministero e Regione vorrebbero ‘tutelare’ cercando di consentire agli 81 operai di non doversi allontanare centinaia di chilometri da casa. Ma la trattativa sembra essersi arenata. «Siamo delusi dall’esito dell’incontro e dal trattamento riservato a noi operai, protagonisti della produzione con la nostra professionalità e il nostro cuore, abbiamo deciso, con un gesto simbolico, di recidere quel dolore che portiamo dentro», hanno commentato ieri gli operai all’esito dell’incontro.

Il sottosegretario Todde, intanto, ha annunciato che «riconvocheremo il tavolo nei prossimi giorni in modo da valutare, con il ministero del Lavoro e con le istituzioni locali, quale sia il miglior percorso da intraprendere». «Non possiamo accettare che un sito come quello in questione, che ha una storia e che rappresenta una realtà importante per la Campania, possa cessare l’attività – ha commentato Todde – Lavoriamo con lo scopo di costruire una soluzione concreta, in modo che si individui un percorso condiviso che garantisca un futuro sia allo stabilimento di Castellammare che ai lavoratori».

venerdì, 15 Gennaio 2021 - 07:47
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