Prima l’annuncio durante il suo discorso alla Camera dei deputati e in Senato, poi la convocazione di un consiglio dei ministri notturno per concretizzare quello stesso annuncio. Il premier Giuseppe Conte ha ceduto nei giorni scorsi la scottante delega ai Servizi, pietra dello scandalo all’interno della stessa maggioranza di Governo, e questa notte ha affidato l’incarico ad un suo ‘uomo, il sottosegretario Pietro Benassi. Una mossa, quella di Conte, che andrebbe letta come un estremo tentativo di ricomposizione della frattura che ha spaccato il Governo, visto che a chiedere che il presidente del Consiglio cedesse le deleghe era stato non solo il Partito democratico ma soprattutto Matteo Renzi. Un tentativo di avvicinamento a Italia Viva, dunque, secondo la ricostruzione che ne fanno oggi diversi quotidiani, la scelta di mollare l’Intelligence (che Conte poteva gestire, perché la legge non lo vieta ma che storicamente non è mai stata tenuta per sé da un presidente del Consiglio).
Scegliendo Benassi, però, Conte mantiene in un certo senso la propria ‘autonomia’ e l’ultima parola, optando non per una figura politica, come gli veniva richiesto, ma per una figura tecnica. Un tecnico a lui vicino che ha scalzato la concorrenza di un altro ‘contiano’ come Gennaro Vecchione, direttore del Dis e del segretario alla Presidenza del consiglio Roberto Chieppa.
Nel tracciare il profilo di Benassi, l’Ansa lo descrive come un «europeista», «ambasciatore di livello», già capo di gabinetto quando alla Farnesina c’era Emma Bonino e poi Federica Mogherini. Benassi è la guida di Conte nell’intricato mondo della diplomazia internazionale. Sessantaduenne tomano, ambasciatore in Germania dal 2014 al 2018 (di qui la sua fama di merkeliano che ha anche aiutato l’Italia a risalire la china dei rapporti con i tedeschi bruciati durante il Conte uno) e a Tunisi dal 2009 al 2013, ha lavorato al servizio della diplomazia italiana anche a Cuba e in Polonia.
Un ‘uomo dei dossier’ per il presidente del Consiglio, sherpa nelle trattative internazionali di peso e ombra del premier su alcuni argomenti caldi come l’immigrazione, il reddito di cittadinanza, più di recente il Next generation Ue. Sulla sua scrivania troverà subito una gatta da pelare, il caso ‘Russiagate’ e dei presunti incontri segreti del Procuratore generale statunitense Barr a Roma nell’estate del 2019, in missione per conto di Trump.
venerdì, 22 Gennaio 2021 - 08:00
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