La strada di Giuseppe Conte per uscire dalla crisi sembrava ostacolata solo dai numeri. Numeri risicati, si è ripetuto all’infinito, maturati dopo il cabarettistico exploit del senatore ex grillino Lello Ciampolillo e di Riccardo Nencini (Psi), sostenuti da ‘tradimenti’ eccezionali, come quello di Maria Rosaria Rossi all’ex nume tutelare Silvio Berlusconi e da tre senatori a vita. Sulla sua strada verso la fine del tunnel della crisi, invece, a sorpresa è spuntata una mina che rischia di far deflagrare il già debolissimo sostegno alla sua leadership. Una mina giudiziaria, ovvero l’inchiesta della Procura di Catanzaro – retta da Nicola Gratteri – sui ‘colletti bianchi’ della ndrangheta in cui è incappato anche il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa. Lo stesso Cesa gran manovratore, in questi giorni, proprio dei tentativi di formare la ‘quarta gamba’ di sostegno al Governo Conte, ma che si è trovato indagato per concorso esterno e ha dovuto dimettersi dalla segreteria del suo partito.
Una macchia troppo vistosa, l’indagine su Cesa e quelle perquisizioni nel suo appartamento da parlamentare a Roma, per poter essere ignorata dal Movimento Cinque Stelle che ha infatti subito chiuso il tavolo di confronto, a cui doveva sedere proprio Lorenzo Cesa, mandando all’aria la trattativa più concreta per la sopravvivenza del Governo. «Il consolidamento del Governo non può avvenire a scapito della questione morale» ha subito dettato Luigi Di Maio che dalle sue pagine social ha chiarito che i Cinque Stelle mai potranno «aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gradi». Che Lorenzo cesa possa uscire immacolato da questa inchiesta e che esistano tre gradi di giudizio non sfiora i pentastellati che fanno dunque fuori l’aspirante alleato.
Con queste premesse, molti nella maggioranza di Conte sono scoraggiati e pensano con più insistenza alla via delle elezioni anticipati per uscire da un impasse che rischia di affondare un Paese già provato. L’unica speranza, quasi paradossalmente, resta ancora Italia Viva che sullo scacchiere della crisi continua a muovere pedine verso l’avversario seguendo una tattica oscura ma che, visti i recenti sviluppi politico-giudiziari- potrebbe risultare vincente. Matteo Renzi, onnipresente in questi giorni in televisione, ieri ha lanciato la sua mossa da Piazza Pulita su La7: ««Non ci prenderete come dei Ciampolillo insaponando ulivi e dicendo che non servono vaccini. Il mio personale suggerimento è: smettiamola di fare le polemiche che si stanno facendo in queste ore – ha detto – Se volete confrontarvi nelle sedi istituzionali noi vi abbiamo scritto, vi abbiamo fatto le proposte, ci siamo. Siamo ancora in tempo per fermarci, il mio appello è: anziché fare il compro, baratto e vendo di singoli parlamentari, tornate alla politica».
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venerdì, 22 Gennaio 2021 - 08:31
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