Questa mattina il premier Giuseppe Conte presenterà le dimissioni. E’ l’ultimo atto che arriva al culmine della (disperata) ricerca di responsabili da parte del presidente del Consiglio, dopo l’addio di Matteo Renzi alla maggioranza e vista la prospettiva di una debacle dei giallorossi sulla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede prevista per domani (mercoledì 27 gennaio) e giovedì dinanzi alle Camere.
Questa mattina Conte rimetterà il proprio incarico dopo l’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopodiché verranno avviate le consultazioni: sa di avere solo 48 ore di tempo, dopo questa mossa che apre la crisi al buio, per poter comporre una maggioranza composta anche da ‘responsabili’, la cui ricerca è apparsa negli ultimi giorni affannosa. Dopo le notizie del coinvolgimento di Lorenzo Cesa nell’inchiesta ‘Basso Profilo’, l’Udc è uscita di scena prima per il niet del Movimento Cinque Stelle, poi – ieri – per quello dello stesso partito centrista.«”L’Udc rimane fuori dai giochi dei ‘responsabili’»: è questa la posizione condivisa dai parlamentari Udc in una riunione che si è svolta nella sede nazionale del partito. «I tre senatori dello Scudo crociato hanno votato all’unanimità no alla fiducia del Governo e voteranno, in maniera compatta, no alla relazione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede» si legge in una nota diffusa dall’Ufficio stampa del partito. Stando alle ricostruzioni giornalistiche, ci sono 12 ‘responsabili’ pronti ad appoggiare Conte, ma dovranno venire allo scoperto prima di mercoledì. Idem per Matteo Renzi: anche per il leader di Italia Viva si attendono le mosse per capire se accetterà eventualmente un Conte ter o se, ancora una volta, tirerà uno sgambetto tirandosi definitivamente fuori.
Dopo le dimissioni, saranno diverse le soluzioni che Mattarella dovrà valutare; prima di tutto, il Capo dello Stato avvierò consultazioni lampo con le forze politiche, dopodiché o prenderà atto che ci sono numeri nuovi, e quindi si può dare il via al Conte ter, o scioglierà le Camere.
Il Movimento Cinque Stelle, a caldo, definisce il passaggio a un Conte ter «inevitabile» e «l’unico sbocco di questa crisi scellerata». «Un passaggio necessario – prosegue una nota dei capigruppo pentastellati – all’allargamento della maggioranza». Anche il Pd apre a un nuovo governo a guida dell’«avvocato degli italiani», ma sul come è ancora buio pesto.
La decisione di salire al Colle, arriva dopo una lunga giornata segnata dalla tensione e dall’incertezza. Il presidente del Consiglio per ore è stato di fronte al bivio se dimettersi in giornata o attendere ancora. Ha deciso di aspettare qualche ora in più nel tentativo di incassare il via libera dei partiti di riferimento della maggioranza (Pd,M5s e Leu). Un via libera poi giunto ma che nei fatti non rappresenta ancora un viatico per il ter fino a quando non si chiariranno le posizioni di Iv e dei centristi durante le consultazioni del Quirinale. Tant’è che da questo momento in poi tutto sembra possibile, anche le larghe intese. l’unità nazionale, o i governi istituzionali. L’unica strada scartata dai fatti è quella di convincere il Presidente della Repubblica di avere ancora una maggioranza in grado di superare ogni scoglio, a partire da quello sulla giustizia dei prossimi giorni. Sullo sfondo resta l’ipotesi di elezioni anticipate, puntualmente negate da tutti, ma inevitabili nel caso in cui ogni qualsivoglia intesa parlamentare dovesse naufragare.
Ore febbrili quindi, soprattutto all’interno della coalizione che fu maggioranza, ma acque agitate anche nel centrodestra, dove si fa più ampia la divisione tra chi, come Forza Italia si dice disponibile a un governo di unità nazionale e chi, invece, come Lega e FdI, guardano già alle urne. Nelle ore più calde interviene direttamente Silvio Berlusconi che prima smentisce «ogni trattativa per un eventuale sostegno al governo in carica». Come dire, addio ‘responsabili’. Quindi propone una via d’uscita: «La strada maestra è una sola: rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza istituzionale del Capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del paese in un momento di emergenza oppure restituire la parola agli italiani».
«Si parla di dimissioni di Conte? Avrebbe già dovuto darle – ha detto invece Matteo Salvini – C’è un piano vaccinale fermo, le scuole sono aperte in una città sì e una no, ci sono due milioni di posti di lavoro a rischio, e noi stiamo in ballo sugli umori di Conte, Di Maio, Zingaretti, e sulle trattative di Tabacci e Mastella. È irrispettoso, disgustoso, volgare, deprimente».
martedì, 26 Gennaio 2021 - 08:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA