Rapina nella villa dell’imprenditore cinese, condannati due carabinieri: per i giudici erano i ‘basisti’ della banda

Carabinieri Grottaminarda

Basisti per una rapina nella villa di un imprenditore cinese. Questa l’accusa nei confronti di due carabinieri che erano all’epoca dei fatti in servizio al nucleo Radiomobile della compagnia di Prato e che ieri sono stati condannati dal gup del Tribunale di Prato nel corso del procedimento ato che ha portato in tutto a sette condanne. I due carabinieri sono l’appuntato Ennio Serino, condannato a 4 anni con patteggiamento, e il brigadiere Giuliano Rosa, condannato a 4 anni e 8 mesi con rito abbreviato. Michele Langella Esposito, Antonio D’Avino e Giuseppe Riano (tutti campani, accusati di essere gli esecutori materiali della rapina) sono stati condannati a 4 anni con l’abbreviato; Vincenzo Russo e Giuseppe Zanfardino, anche loro campani ma stabilmente a Prato da anni, dove erano venditori ambulanti, sono stati condannati a 2 anni con il patteggiamento. Erano accusati di aver fatto da intermediari tra carabinieri e trasfertisti delle rapine per mettere a segno il colpo.

Un colpo che, racconta il quotidiano online notiziediprato.it, avrebbe dovuto fruttare, secondo i piani della banda, almeno 100mila euro. Il bersaglio era un imprenditore cinese nella cui villa i tra rapinatori campani, fingendosi carabinieri, fecero irruzione. Alla fine portarono via ‘solo’ 11 mila euro. Il loro piano consisteva nel bussare alla porta dell’imprenditore esibendo un mandato di perquisizione, indossando pettorine dell’Arma e impugnano una pistola. L’uomo aprì loro la porta e fu derubato della somma, dalla sua denuncia partirono poi le indagini della Procura che hanno finito per coinvolgere anche i due carabinieri infedeli. Sarebbero stati loro, infatti, secondo l’accusa, a fare da ‘basisti’ per il gruppo di rapinatori, con sopralluoghi sui luoghi del misfatto e suggerimenti utili alla buona riuscita del piano.

Un piano che sarebbe potuto riuscire alla perfezione se basisti e rapinatori non avessero ignorato un dettaglio: l’imprenditore aveva due sistemi di sorveglianza. Uno esterno, che fu neutralizzato dalla banda, l’altro interno e ‘invisibile’. Le immagini del colpo furono subito acquisite dagli inquirenti e si sono rivelate utilissime a incastrare i responsabili.

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mercoledì, 3 Febbraio 2021 - 09:25
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