Delitto di Cogne, Anna Maria Franzoni torna in Tribunale come parte civile. La denuncia: «Turismo macabro nella villa»


E’ un’ombra maledetta quella che da ormai 19 anni si staglia sulla villetta di Cogne, teatro il 30 gennaio 2002 di un delitto, quello del piccolo Samuele Franzoni, entrato nella storia della cronaca giudiziaria italiana. Per la morte del piccolo Samuele di appena tre anni ha scontato la sua pena la mamma Anna Maria Franzoni, che si è sempre dichiarata innocente, ma la vicenda ha avuto mille rivoli giudiziari e non solo, ingigantiti dalla morbosa attenzione mediatica sul caso.

L’ultimo capitolo riguarda proprio quella villetta della graziosa cittadina valdostana, teatro della tragedia e oggi al centro di due querelle in Tribunale. La casa dei coniugi Franzoni è in vendita (era in programma per il 19 febbraio un’asta giudiziaria, sospesa fino al 30 giugno prossimo) a seguito del contenzioso tra l’avvocato Carlo Taormina e l’ex cliente Anna Maria Franzoni sul pagamento degli onorari difensivi. Ieri invece la stessa Franzoni è comparsa in Tribunale ad Aosta come parte civile in un processo per violazione di domicilio in cui sono imputati una giornalista e un telecineoperatore. La vicenda nasce da un servizio televisivo del dicembre 2019. All’epoca la villa di Cogne era tornata alla ribalta perché l’avvocato Carlo Taormina, ex legale di Annamaria Franzoni, ne aveva chiesto il pignoramento. Annamaria Franzoni ha denunciato in aula un turismo macabro alla villa di Cogne, teatro dell’omicidio del piccolo Samuele, con atti vandalici, nel corso del tempo, da parte di persone entrate nelle pertinenze per sottrarre oggetti da conservare per ricordo, come un termometro. In tribunale ad Aosta, nel corso del processo per violazione di domicilio a carico di una giornalista e un telecineoperatore, Franzoni ha detto di temere che l’ingresso della troupe televisiva possa incentivare atti emulativi da parte di altre persone. Per questo la sua denuncia è volta a scoraggiare iniziative simili. Pur essendo la villa sottoposta a pignoramento, ha sottolineato la donna, lei ne è custode, quindi ha dovere di vigilanza su quel bene e deve risponderne in caso di danneggiamenti. Franzoni, parte civile insieme al marito, si è detta inoltre seccata che a distanza di anni si parli ancora della sua vicenda.

Il processo davanti al giudice monocratico del tribunale di Aosta Maurizio D’Abrusco e al vice procuratore onorario Cinzia Virota si è svolto a porte chiuse. Costituitasi parte civile insieme al marito, Stefano Lorenzi, non presente, Franzoni ha detto in aula di essere stata avvisata da parenti a amici di quel servizio. Cercando la puntata della trasmissione sul web, ha notato che la troupe era entrata nelle pertinenze dello chalet, in particolare nel cortile e sul balcone. Aveva quindi deciso di sporgere denuncia.
L’udienza è stata rinviata per l’esame dei due imputati: nel frattempo non è da escludere un eventuale accordo tra le parti che potrebbe portare alla remissione della querela.

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venerdì, 5 Febbraio 2021 - 08:59
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