Covid, l’Italia attende Pasqua per riaprire i confini interni. Ma i governatori incalzano Draghi: «Basta con la divisione per colori»

Roberto speranza Coronavirus

Il Governo ha deciso di prorogare il divieto di spostamento tra Regioni, anche ‘gialle’, fino al 27 marzo prossimo. Si dovrebbe riaprire a Pasqua, che quest’anno cade il 4 aprile, per consentire di dare una boccata di ossigeno agli operatori turistici.

Ieri l’annuncio del ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini ai rappresentanti delle Regioni, sulla decisione del Consiglio dei ministri di varare il nuovo decreto che estende per altri 30 giorni le misure previste in quello che scade giovedì. In particolare per quanto riguarda il divieto di spostamento in entrata e uscita tra Regioni sull’intero territorio nazionale, dunque senza distinzione per ‘colori’, e tra province autonome, «salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute», ferma restando la possibilità di «rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione».

Sono proprio le Regioni però a proporre ai nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi un superamento dell’attuale mappatura del rischio che, come noto, prevede che le Regioni vengano ‘colorate’ di rosso, arancione o giallo a seconda del livello calcolato dall’algoritmo di 21 indicatori messo a punto dall’Istituto superiore della Sanità.

«Il presupposto per assumere decisioni valide  – scrivono i rappresentanti di Regioni e Province autonome in un documento congiunto – è individuare una strategia che si fondi su elaborazioni oggettive tecnico scientifiche sulla base delle quali la politica si assumerà la responsabilità della decisione. Occorrono misure nazionali di base omogenee, come avviene nel resto del mondo, che superino l’attuale zonizzazione, salvo prevedere misure più stringenti per specifici contesti territoriali laddove i parametri rilevino significativi scostamenti». Gli enti locali cercano quindi di indicare al Governo una nuova strada per i prossimi provvedimenti: «Le limitazioni generali e quelle specifiche dovrebbero in ogni caso tener conto dell’analisi dell’esperienza sin qui condotta, valutando le restrizioni che si sono rivelate più o meno efficaci, al fine di poter meglio soppesare quali attivita’ sia necessario chiudere o limitare anche con protocolli aggiornati».

«Nel quadro della situazione epidemiologica generale e territoriale – continua il documento –  sarebbe necessario qualificare l’attività scolastica (al pari delle altre attività) con un’apposita numerazione di rischio (…) Occorre, in ogni caso, implementare le forme di congedo parentale nonché prevedere ulteriori risorse economiche a sostegno dei genitori, nel caso di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per aggravamento della situazione epidemiologica».

Intanto da ieri è entrata in vigore l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che ha riclassificato le Regioni. Emilia Romagna, Campania e Molise sono passate da gialle ad arancioni soprattutto per la diffusione delle varianti del covid. Nella nuova mappa del Paese non è prevista alcuna fascia rossa, ma Umbria e Provincia di Bolzano hanno già predisposto zone rosse a livello regionale. 

Da domenica dunque in queste tre regioni, come in tutte quelle arancioni, non ci si potrà spostare al di fuori dal proprio comune (tranne particolari esigenze e con l’autocertificazione) mentre ristoranti, bar, trattorie, pizzerie, gelaterie e pasticcerie dovranno restare chiusi salvo per asporto e consegna a domicilio: vietato consumare cibi e bevande all’interno. Supermercati e negozi al dettaglio di generi alimentari, librerie, cartolerie, tabacchi, ferramenta, negozi di abbigliamento per adulti e bambini, di informatica, articoli per la casa, l’igiene e il giardinaggio sono aperti sia in zona gialla che arancione. Aperti anche saloni di parrucchiere, barbiere e centri estetici.

lunedì, 22 Febbraio 2021 - 08:45
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