Un’inchiesta, con successivo processo, durata 17 anni e conclusasi con l’assoluzione dell’unico imputato. La sesta sezione del Tribunale di Napoli ha assolto ‘perché il fatto non sussiste’ l’ex senatore Sergio De Gregorio, accusato di riciclaggio per una vicenda risalente al 2004. Fu diciassette anni fa, infatti, che nel corso di una perquisizione della Guardia di Finanza a casa di un esponente della criminalità organizzata che ‘spuntarono’ alcuni assegni per i quali la Dda di Napoli ipotizzava la sostituzione dei titoli con denaro di illecita provenienza. De Gregorio, difeso dall’avvocato Carlo Fabbozzo, dichiarava invece che fossero relativi a una compravendita immobiliare, mai perfezionata.
«Al mio assistito, ex senatore della Repubblica italiana, è già accaduto in passato di aver pagato prezzi politici e personali per accuse poi risultate infondate, come nel caso del suo proscioglimento in istruttoria a Reggio Calabria dai reati di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio, contestasti addirittura per l’abbraccio ad un soggetto omonimo di un boss nel corso di una manifestazione elettorale» ha commentato l’avvocato Fabbozzo ad Adnkronos.
«Il tempo è galantuomo, 17 anni sono tanti ma c’è anche qualche giudice galantuomo al mondo. Posso solo rallegrarmi del fatto che ci sono magistrati che non cercano la notorietà e i paginoni di giornale, ma che perseguono la verità dei fatti» ha ribadito l’ex senatore De Gregorio commentando l’assoluzione con formula piena.
«Questo processo – spiega De Gregorio – ha condizionato fin dall’inizio tutta la mia vita politica. Fu istruito perché mi davano la caccia per la nota questione di Berlusconi, che poi è finita com’è finita. Questi assegni erano stati consegnati per una compravendita immobiliare, ma mi rendo conto che se fai l’imprenditore, la politica non la puoi fare. Per me però la politica ormai è un vecchio ricordo».
Alla domanda se dopo l’assoluzione con formula piena si aspetta delle scuse, De Gregorio risponde: «No, non voglio niente, mi devono dimenticare. Voglio solo che questa storia sia da esempio per tutta quella gente che pensa che, quando finisci nel tritacarne, pensa che sei il mostro o che comunque qualcosa devi averla fatta. Ricordo il mio amico Enzo Tortora, del quale negli ultimi due anni della sua vita fui strettissimo collaboratore, che mi diceva: questa roba non cambierà mai. Non sono il migliore degli uomini ma non voglio le scuse da nessuno. La soddisfazione dell’assoluzione però, quella non me la toglie nessuno e – conclude – ringrazio il mio avvocato Carlo Fabbozzo che ha combattuto questa battaglia».
martedì, 23 Febbraio 2021 - 10:17
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