Il ministro del Lavoro Andrea Orlando punta a una riforma del sistema del reddito di cittadinanza così come oggi strutturato. In vista c’è un cambiamento, da tempo chiesto dal Partito democratico di cui Orlando è esponente, del sussidio che è stato ed è ancora baluardo delle iniziative del Movimento Cinque Stelle nel Governo. Stando a quanto riporta il quotidiano Il Messaggero, il reddito di cittadinanza verrebbe abbreviato nei tempi di elargizione, ma sarebbe nel contempo ‘arricchito’ da bonus.
In particolare, mentre oggi è previsto per chi abbia i requisiti, indipendentemente dal fatto che si tratti di persona occupabile o non occupabile, un assegno per la durata di tre anni, secondo la proposta di riforma verrebbe elargito solo per 18 mesi a chi è occupabile. Però, mentre oggi chi trova lavoro mentre percepisce il reddito va a perdere l’80% dell’assegno, in base alla riforma gli occupabili che trovano lavoro entro i 18 mesi vedrebbero tagliato il reddito del 50%. La metà del sostegno ricevuto dunque resterebbe nelle tasche del percettore occupabile anche dopo aver trovato un impiego. Per i cosiddetti non occupabili, invece, il sussidio resterebbe uguale a come è concepito oggi.
Il reddito di cittadinanza, per la cui riforma da tempo insiste il Pd, complice anche il Coronavirus ha visto allargare la platea dei beneficiari e di conseguenza il ‘tesoretto’ elargito dallo Stato che oggi tocca i dieci miliardi di euro, circa tre in più rispetto a prima della pandemia. Un aumento degli aiuti non accompagnato da una crescita occupazionale, ovviamente anche a causa delle chiusure previste durante i lockdown, oltre che per le evidenti falle nel sistema dei navigator e nella riorganizzazione dei centri per l’impiego. Infatti alla fine del 2020, a fronte di 1,3 milioni di nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza, per un totale di circa 3 milioni di cittadini, solo duecentomila avevano trovato una occupazione.
Una situazione che rischia di trasformarsi in un pericoloso assistenzialismo: con l’occupazione ferma causa Covid, i centri per l’impiego e i navigator inutili e la crisi che avanza, il reddito si sta trasformando in un peso per lo Stato, che deve quindi immaginare una soluzione alternativa che non abbandoni le persone al loro destino ma le accompagni in maniera più razionale verso l’occupazione.
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mercoledì, 24 Febbraio 2021 - 08:56
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