L’Associazione Nazionale Magistrati non ci gira intorno: «Le recenti dichiarazioni di Beppe Grillo sfiduciano il processo». Il riferimento è al video di un minuto e diciannove secondo con cui il Garante del Movimento Cinque Stelle ha difeso a spada tratta il figlio Ciro, da due anni sotto indagine per un presunto stupro di gruppo perpetrato con tre amici nella villa in Sardegna della famiglia ai danni di una giovane italo-svedese.
Un video che ha messo in imbarazzo il suo stesso partito, esacerbato dal dolore di un padre che vede il figlio esposto alla gogna mediatica ma inaccettabile per i toni e soprattutto i contenuti. Nell’arringa social, infatti, l’ex comico genovese spara a zero persino contro la ragazza, ‘rea’ di aver denunciato otto giorni dopo i fatti e quindi, secondo la tesi del fondatore dei Cinque Stelli, per questo non credibile. Una teoria che proietta il dibattito sulla violenza sessuale in Italia al medio Evo, giustamente stigmatizzata da decine di commenti seguiti al video. Compreso quello, tardivo assai, arrivato ventiquattro ore dopo, del nuovo leader del M5s Giuseppe Conte.
Ma Grillo di fatto se la prende anche coi magistrati (e con i giornalisti), chiedendosi perché il figlio non è stato arrestato se colpevole. Dimenticando che esistono dei presupposti, nel nostro ordinamento, per la carcerazione: il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.
Un pasticcio di proporzioni enormi, su cui Grillo non ha fatto alcun passo indietro. Ha usato la sua bacheca di facebook come l’aula di un processo mediatico, ha sparato a zero e si è ritirato senza più tornare sulla questione.
Il sindacato dei togati, quarantotto ore dopo l’episodio, interviene con una nota che non assolve l’artista: «È essenziale per la vita democratica del Paese che i processi, e quelli per violenza sessuale anzitutto, si svolgano al riparo da indebite pressioni mediatiche – si legge nella nota – I magistrati di Tempio Pausania sapranno accertare i fatti con serenità ed equilibrio, garantiti dalla propria professionalità, nel rispetto dei diritti di tutti, degli imputati, che devono essere assistiti dalla presunzione di innocenza, e della denunciante, la cui dignità va tutelata».
giovedì, 22 Aprile 2021 - 10:49
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