Ucciso per un parcheggio, anche una donna nel commando che ha aggredito la vittima. La zavorra dell’omertà

Maurizio Cerrato

Nonostante il silenzio omertoso di chi ha visto e di chi sa, il cerchio intorno agli aggressori di Maurizio Cerrato, 61enne morto per un coltellata sferratagli al torace mentre difendeva la figlia, si stringe ogni ora di più. Cinque le persone identificate, tutte appartenenti allo stesso nucleo familiare , tra le quali, secondo quanto riporta l’edizione odierna de Il Mattino, c’era anche una donna. Si tratterebbe di due fratelli e una sorella che hanno agito con un paio di complici. Da accertare poi i presunti legami con il clan Gionta.

Il gruppetto avrebbe aggredito Cerrato e la figlia, prima spintonando quest’ultima, ‘rea’ di aver parcheggiato in un posto che gli aggressori si erano ‘riservati’ piazzando una sedia, poi lo stesso Maurizio. Il 61enne è stato prima colpito alla testa con un compressore, quando poi si era allontanato con la figlia è stato raggiunto e accoltellato. E’ morto mentre la ragazza lo trasportava in ospedale con la loro auto.

Dinamica e movente dell’assurdo omicidio sono dunque già stati chiariti dagli inquirenti (sulla vicenda indagano i carabinieri di Torre Annunziata coordinati dalla Procura oplontina) nonostante la chiusura totale di chi, nel popolare rione Provolera in cui i fatti sono accaduti, quella sera ha visto tutto. A loro si è rivolto il senatore Sandro Ruotolo in una ‘lettera aperta’ a Maria Adriana, figlia di Cerrato e inerme testimone della morte del padre. «Non ci sono parole – afferma Ruotolo – per esprimere il nostro dolore, la nostra solidarietà perché la morte di Maurizio Cerrato riguarda tutti noi. Anche noi vogliamo che gli assassini vengano assicurati alla giustizia. Criminali, uomini della camorra che conoscono solo la cultura dell’arroganza e della prevaricazione. Chi ha visto, parli. Dobbiamo liberarci dalla paura».

Leggi anche / Il martirio di Maurizio, vittima di una terra in cui i prepotenti vincono. Per la sua morte ci sono cinque identificati

Parole per la famiglia della vittima e per la comunità oplontina sono arrivate poi dal Vescovo della Diocesi di Nola Francesco Marino: «La coltellata che ha ucciso Maurizio è un colpo mortale all’intera comunità civile ed ecclesiale di Torre Annunziata. Si fa difficoltà, poi, a definire ‘umano’ l’efferato agire di quelli che ieri hanno voluto ‘punire’ un padre e una figlia per non aver rispettato regole da loro imposte, decretando la condanna a morte di tale padre. In tempi già segnati da tanto dolore è ancora più inaccettabile che qualcuno si ritenga padrone della vita di altri, oltre che padrone di pezzi di territorio comune: assurdo che un’intera città, ricca di rette coscienze, debba essere infangata dalla delinquenza di pochi. Invoco il Signore perché doni a tutti un vero sussulto di autoconsapevolezza e la volontà fattiva di costruire insieme, nella vita quotidiana, tessuti di giustizia e legalità».

La comunità di Torre Annunziata è rimasta sconvolta dalla storia di Maurizio Cerrato, persona perbene e conosciuta in città. Al velo di omertà caduto sulla vicenda per il silenzio dei testimoni dell’episodio l’associazione Libera ha voluto replicare con una iniziativa in streming sulle pagine Facebook della sezione locale dell’associazione ‘Luigi Staiano e Raffaele Pastore’. Manifestazione già programmata per ricordare il 39esimo anniversario dell’uccisione di Luigi Cafiero, a venti anni vittima innocente della camorra ma che è diventata anche occasione per commemorare Maurizio Cerrato, come ha sottolineato il referente don Ciro Cozzolino.

Mentre la città si interroga sulle radici di una violenza inaudita, i carabinieri stanno incrementando la pressione sul territorio. Decine di perquisizioni e posti di controllo anche nelle vicine Pompei e Scafati. Operazione sfociata in due arresti.

giovedì, 22 Aprile 2021 - 09:18
© RIPRODUZIONE RISERVATA