Bari, 21 pentiti mettono in ginocchio il clan Strisciuglio: 99 arresti. Il sindaco: «Oggi la nostra città è più libera»

polizia e carabinieri
Operazione congiunta di Polizia e Carabinieri

Un clan messo in ginocchio. Novantanove gli arresti della polizia eseguiti nei confronti del clan Strisciuglio di Bari: 96 persone sono finite in carcere, tre agli arresti domiciliari accusati a vario titolo di associazione mafiosa, droga, armi, estorsioni, lesioni, rissa.

La maxi operazione
Si chiama ‘Vortice Maestrale’ l’operazione della Questura e del Comando provinciale dei carabinieri del capoluogo pugliese, coordinata dai pm Lidia Giorgio e Marco D’Agostino in collaborazione con la Dna, nei confronti del sodalizio egemone nei quartieri baresi Libertà, San Paolo, San Pio-Enzizeto, Santo Spirito e San Girolamo oltre che nei comuni di Palo del Colle e Conversano. I retroscena dell’inchiesta raccontano di un clan dedito alle estorsioni che affiliava i propri sodali attraverso dei veri e propri riti di iniziazione, che esercitava la propria egemonia ‘battendosi’ contro clan rivali e non risparmiava minacce e pestaggi a ‘infedeli’, cattivi pagatori. Un clan che interveniva anche con la violenza a dirimere questioni sentimentali.

Il clan sgominato grazie a 21 pentiti
Vito Valentino e Lorenzo Caldarola sono considerati dagli investigatori i capi dell’organizzazione, di cui facevano parte come referenti di rioni e paesi dell’hinterlandAlessandro Ruta, Saverio Faccilongo, Giacomo Campanale. Tra gli arrestati, a 53 dei quali l’ordinanza è stata notificata in carcere, ci sono i figli del boss Caldarola, Francesco e Ivan, e Antonio Busco, ritenuto quest’ultimo uno dei fornitori di droga. L’ordinanza è firmata dal gip del Tribunale di Bari Giovanni Anglana. Nell’inchiesta che coinvolge complessivamente 147 indagati, sono contenute le dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia.

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L’inchiesta
«I quartieri dove è attivo il clan Strisciuglio sono tuttora caratterizzati da un asfissiante controllo del territorio, che si manifesta attraverso le estorsioni esercitate in danno di numerosi piccoli imprenditori ed artigiani che hanno le proprie attività ed insediamenti produttivi in quelle aree: cantieri edili, commercianti, lidi balneari, attività di ristorazione, eventi ludici e concertistici – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare notificata a 99 affiliati al clan barese.    Tra i 40 capi d’imputazione contestati, a vario titolo, ai 147 indagati, ci sono cinque estorsioni: a una gioielleria (4 bracciali del valore di 20mila euro come prezzo della protezione); a una sala scommesse, imponendo slot machine fornite dall’indagato Baldassarre D’Ambrogio; al gestore di un garage (una moto); alla titolare di un bar (5 mila euro per aver offeso la moglie di un sodale, dopo averle danneggiato il locale e incendiato il portone di casa); il pizzo su un giro di prostituzione (10 mila euro per poter continuare l’attività).

La rissa
La violenta rissa tra 41 detenuti avvenuta nel carcere di Bari l’11 gennaio 2016, dopo la rottura dell’alleanza tra i clan Strisciuglio e Misceo, «ha rappresentato un punto di snodo fondamentale nelle dinamiche associative nel territorio barese» si legge nell’ordinanza.   L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia  ha evidenziato il potere di intimidazione e la capacità del clan di esercitare un controllo anche all’interno delle carceri e «l’estrema rilevanza» proprio di quella rissa, nella quale rimasero feriti anche agenti di Polizia penitenziaria, «in grado di incidere in una sorta di riequilibrio del panorama mafioso barese, anche in relazione agli interessi connessi alle varie attività illecite». Da quel momento, infatti, sarebbe cominciata una “invasione” da parte del gruppo criminale barese su alcuni territori della provincia, soprattutto per impadronirsi delle piazze di spaccio.    E proprio dal carcere «i membri di vertice del clan Strisciuglio – si legge negli atti – continuavano a gestire le attività illecite, ad impartire ordini e direttive, non solo tramite le ambasciate comunicate all’esterno per tramite di familiari, ma anche utilizzando telefoni cellulari consegnati clandestinamente nelle carceri di tutto il territorio nazionale». Nella casa circondariale di Bari- hanno documentato le indagini e rivelato collaboratori di giustizia – entrava anche droga, lanciata con le fionde o, in occasione delle festività natalizie, con i droni.

Il commento
Il sindaco di Bari Antonio Decaro ‘festeggia’: «Oggi Bari è più libera e può guardare con più fiducia al futuro. Un colpo durissimo alla criminalità locale inferto grazie al costante e proficuo lavoro  della magistratura e delle forze dell’ordine – dice Decaro –  A loro, ad ogni singolo operatore di giustizia, va il mio più sentito ringraziamento come sindaco e come cittadino perché oggi  grazie al loro impegno, è più libera».

«La giustizia nella nostra città è questa – continua il sindaco – : inquirenti e investigatori competenti, professionisti di eccellenza, donne e uomini che svolgono onestamente il loro lavoro e che servono lealmente lo Stato nel rispetto dei valori costituzionali sui quali hanno giurato».

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lunedì, 26 Aprile 2021 - 10:50
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