Un delitto che ha scosso un’intera città, risvegliatasi sabato mattina con la notizia del brutale assassinio di un suo stimato cittadino. Una storia terribile perché l’omicida sarebbe il fidanzatino della figlia, complice anche lei del raid omicida. La città è Avellino, i presunti autori dell’efferato delitto sono Elena Gioia, che ha compiuto 18 anni solo il mese scorso e Giovanni Limata, 23enne di Cervinara, paese al confine tra l’Irpinia e il Sannio. Teatro dell’agguato mortale ai danni di Aldo Gioia, 53enne dipendente della Fca di Pratola Serra (Avellino), l’abitazione dell’uomo in Corso Vittorio Emanuele, cuore del capoluogo irpino svegliato venerdì notte dalle urla della vittima e dai pianti della moglie e della figlia. Incredibile il movente: i due fidanzatini avrebbero ammazzato Aldo perché contrario alla loro relazione. I due ragazzi sono ora accusati di omidio volontario in concorso.
Giulietta e Romeo killer
Papà Aldo non voleva che la giovanissima Elena frequentasse quel ragazzo con problemi di droga, disoccupato che aveva abbandonato la scuola superiore a dicembre dopo diverse bocciature, già protagonista nel recente passato di azioni eclatanti. L’anno scorso fu convinto da un maresciallo dei carabinieri a desistere dai propri intenti suicidi: voleva lanciarsi da un ponte, deluso perché una ragazzina non ricambiava le sue attenzioni. Un giovane difficile, Giovanni, che aveva incontrato Elena sui social e con lei aveva iniziato una relazione osteggiata dalla famiglia della ragazza. Per questo i due, secondo gli inquirenti, avrebbero deciso di ordire il diabolico piano per punire l’intero nucleo familiare, secondo la tesi emersa dopo l’arresto controllando le loro chat su Whatsapp – .
L’agguato
Intorno alle 23 Elena torna a casa, ma riscende poco dopo per buttare la spazzatura. Ha già avvertito Giovanni che la via è libera per eseguire il loro piano. Giovanni si intrufola nell’appartamento attraverso la porta lasciata aperta dalla ragazza e si lancia su Aldo Gioia, addormentato sul divano davanti alla televisione. Lo colpisce con un coltello, gli sferra sette fendenti: l’uomo ha solo il tempo di urlare. In camera, la mamma Tonia e la sorella di Elena sentono le urla strazianti e accorrono in salotto quando Giovanni Limata è già scappato. Elena è lì, agli inquirenti racconterà di un tentativo di rapina da parte di uno sconosciuto, finito nel sangue.
La verità
La verità emerge qualche ora dopo. Gli agenti della polizia di Avellino raggiungono Giovanni nella casa di Cervinara in cui abita con la famiglia. Lui sembra aspettarli, mostra gli abiti sporchi di sangue e il coltello, si fa arrestare. Più strenua la difesa di Elena che racconta della rapina, dell’agguato. Ma il suo castello di fandonie crolla dinanzi all’evidenza dei fatti. Lei e il fidanzatino avrebbero pianificato lo sterminio della famiglia nel tranquillo appartamento del Corso di Avellino per liberarsi di una presenza che ostacolava il loro amore. Un piano folle e diabolico. Agli agenti della Squadra Mobile di Avellino ai quali ha reso piena confessione, Giovanni Limata avrebbe dichiarato, secondo quanto si apprende, che il progetto di sterminare l’intera famiglia, con l’uccisione programmata anche della madre e della sorella della giovane, sarebbe stato messo a punto e fortemente voluto proprio da Elena. L’interrogatorio di garanzia dei due giovani è previsto in carcere per domani, giornata nella quale il pm Vincenzo Russo conferirà l’incarico per eseguire l’autopsia.
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lunedì, 26 Aprile 2021 - 10:04
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