Recovery Plan, riforma della Giustizia: ecco come cambierà il processo civile

giudice martello

Il cambiamento dell’Italia passa per un testo di 337 pagine, versione ultima e definitiva del Recovery Plan che oggi il Consiglio dei Ministri ha trasmesso al Parlamento. Il premier Mario Draghi riferirà oggi in Aula sul documento che, si legge in una nota di Palazzo Chigi, costituisce «un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica». L’impatto sul Pil sarà di 16 punti da qui al 2026, con una crescita stimata al 24% per il Sud. Importante la clausola sul lavoro inserita nel documento finale: le imprese che parteciperanno ai progetti del Pnrr dovranno assumere giovani e donne. Quattro i piani di intervento del Piano nazionale di ripresa e resilienza: la sburocratizzazione e semplificazione; la riforma del Fisco; la riforma della Pubblica amministrazione; la riforma della Giustizia.

Per quanto riguarda la riforma della Giustizia, che mira ad una svolta in tempi serrati, prevede la revisione del processo civile e del processo penale entro settembre del 2021 e con decreti attuativi entro il settembre del 2022. Nel documento si sottolinea l’importanza di definite strumenti alternativi come arbitrato e mediazione, che vanno estesi. Per l’appello previsto un potenziamento del filtro di ammissibilità e nel penale l’obiettivo sono processi più veloci e scorrevoli fin dal primo grado. Una commissione istituita dal ministero elaborerà le proposte su processo e prescrizione. La riforma dell’ordinamento con carriere dei magistrati, organizzazione degli uffici giudicanti e inquirenti e il Csm prevista in Parlamento entro giugno. Ma vediamo nel dettaglio cosa prevede la riforma della Giustizia inserita nel Recovery Plan in tema di strumenti alternativi e processo civile.

Il punto focale intorno al quale ruota il Pnrr sono i tempi della Giustizia: la durata dei processi, che incide negativamente sulla percezione della sua qualità e ne «offusca indebitamente il valore». Un problema rilevato più volte dalla Commissione europea attraverso le Country Specific Recommendations indirizzate all’Italia nel 2019 e nel 2020 nelle quali si invita il Paese ad aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile, a favorire la repressione della corruzione, anche attraverso una minore durata dei procedimenti penali; e a velocizzare i procedimenti di esecuzione forzata e di escussione delle garanzie. «Tutti gli interventi in materia di giustizia – si legge nel Pnrr –  convergono, dunque, al comune scopo di riportare il processo italiano a un modello di efficienza e competitività».

Nel Pnrr si sottolinea la necessità di promuovere il maggiore utilizzo di arbitrato, negoziazione assistita e mediazione. L’obiettivo principale è sostenere una più ampia diffusione degli strumenti alternativi al processo per la risoluzione delle controversie. In particolare, si intende «rafforzare le garanzie di imparzialità, per quello che concerne l’arbitrato; estendere l’ambito di applicazione della negoziazione assistita; garantire una migliore e più estesa applicabilità dell’istituto della mediazione».

«Per quanto riguarda l’arbitrato – si legge nel Piano –  il rafforzamento delle garanzie di imparzialità dell’arbitro viene attuato attraverso la previsione di uno specifico dovere di disclosure, nonché attraverso la possibilità di attribuire agli arbitri il potere di emanare provvedimenti di natura cautelare. Ciò consente di portare a compimento la natura di equivalente giurisdizionale oramai attribuita all’istituto e garantire un maggior grado di effettività della tutela arbitrale, in linea con gli altri ordinamenti a noi più vicini. In tema di negoziazione assistita, vengono colmate alcune evidenti lacune, come quella che in materia di famiglia consente il ricorso all’istituto esclusivamente nell’ambito della separazione e del divorzio, ma non per la regolamentazione della crisi della famiglia non matrimoniale. Ciò produce un’illegittima disparità di trattamento per i figli nati fuori dal matrimonio, malgrado la chiara portata precettiva dell’art. 315 c.c., che attribuisce a tutti i figli il medesimo stato giuridico, indipendentemente dalle vicende relative alla nascita». Infine, una particolare attenzione è dedicata all’area della mediazione attraverso interventi che si collocano su più piani. Si introducono incentivi economici e fiscali, oltre a misure di favore per le parti sulle spese giudiziali per la mediazione. Si amplia l’ambito di applicazione della mediazione, e si verifica, in particolare, se sia possibile estenderne la portata in ulteriori settori non precedentemente ricompresi nell’ambito di operatività. Si rafforza il rapporto tra mediazione e giudizio, per valorizzare, ad esempio, una più compiuta interrelazione grazie a uno sviluppo della mediazione delegata dal giudice (o endoprocessuale).

Si stima che le leggi delega possano essere adottate entro settembre 2021 e che i decreti attuativi possano essere approvati entro settembre 2022. L’impatto sulla durata dei procedimenti potrebbe verosimilmente stimarsi alla fine del 2024.

Interventi sul processo civile
Il Piano si pone come obiettivo il contrasto delle attuali disfunzioni nella prassi applicativa. Non prevede una modifica radicale del processo civile, per evitare ulteriori rallentamenti, ma interventi con specifiche disposizioni nelle aree più disfunzionali. Tra gli obiettivi: concentrare maggiormente, per quanto possibile, delle attività tipiche della fase preparatoria ed introduttiva; sopprimere le udienze potenzialmente superflue e la riduzione dei casi nei quali il tribunale è chiamato a giudicare in composizione collegiale;  ridefinire meglio la fase decisoria, con riferimento a tutti i gradi di giudizio.

Gli interventi previsti sono rivolti ad una «più efficace gestione della fase istruttoria attraverso un più rispettoso utilizzo del calendario del processo e, ad esempio, l’assunzione di testimoni fuori dalla circoscrizione del giudice adito attraverso forme di collegamento telematico». Dal punto di vista generale si rendono effettivi il principio di sinteticità degli atti e il principio di leale collaborazione tra il giudice e le parti (e i loro difensori) mediante strumenti premiali e l’individuazione di apposite sanzioni per l’ipotesi di non osservanza.

Una particolare attenzione viene riservata alla digitalizzazione del processo: tra gli interventi innovativi della legislazione emergenziale sono consolidati e stabilizzati i modelli della udienza da remoto e della udienza mediante trattazione scritta. Ulteriori interventi riguarderanno il sistema delle impugnazioni, che rappresentano attualmente settori in affanno per la mole di cause pendenti. Con riferimento al procedimento di appello, il Piano potenzia il filtro di ammissibilità, «per una più efficace selezione delle impugnazioni manifestamente infondate e semplifica, la fase di trattazione e istruttoria del procedimento, per delegare la gestione delle udienze e l’eventuale assunzione di nuove prove a un solo consigliere».

Con riferimento al giudizio di Cassazione, poi, il Piano valorizza i principi di sinteticità e autosufficienza che devono contraddistinguere il contenuto degli atti; uniforma le concrete modalità di svolgimento del procedimento; e semplifica la definizione mediante pronuncia in camera di consiglio. Un’importante innovazione è quella del rinvio pregiudiziale in Cassazione. Questa prevede il potere del giudice di merito di rivolgersi direttamente alla Corte di Cassazione per sottoporle la risoluzione di una questione nuova (non ancora affrontata dalla Corte), di puro diritto e di particolare importanza, che presenti gravi difficoltà interpretative e sia suscettibile di porsi in numerose controversie. In questo modo è favorito il raccordo e il dialogo tra gli organi di merito e la Cassazione e valorizzato il suo fondamentale ruolo nomofilattico.

Si stima che le leggi delega possano essere adottate entro settembre 2021 e i decreti attuativi possano essere approvati entro settembre 2022. L’impatto sulla durata dei procedimenti potrebbe verosimilmente stimarsi alla fine del 2024.

lunedì, 26 Aprile 2021 - 14:41
© RIPRODUZIONE RISERVATA