Restano in carcere i quattro presunti autori dell’agguato mortale ai danni di Maurizio Cerrato, ucciso a Torre Annunziata dopo un diverbio per un posto auto occupato abusivamente. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata ha confermato il fermo del pm, emesso il 23 aprile scorso, nei confronti di Giorgio Scaramella, 51 anni, Domenico Scaramella, 51 anni, Antonio Venditto, 26 anni, Antonio Cirillo, 33 anni. I quattro sono accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi.
Maurizio Cerrato, 61enne dipendente degli Scavi di Pompei, è stato ucciso con una coltellata sferrata in pieno petto la sera del 19 aprile scorso nel rione Provolera della città oplontina. Secondo il giudice è attendibile il racconto dell’unica testimone (sinora) del delitto ovvero la figlia della vittima, la giovanissima Maria Adriana. Quella contro Cerrato, ha sottolineato il giudice, è stata una «spedizione di morte» attuata da un gruppo di uomini che ha agito come «animali della razza più feroce». Sebbene ritenga inoltre che i quattro abbiano avuto la possibilità di organizzare le modalità del delitto, avvenuto solo per un parcheggio “violato”, nell’ordinanza ha escluso l’aggravante della premeditazione. Dinanzi al gip i quattro si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
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Le indagini dei carabinieri di Torre Annunziata intanto vanno avanti, nonostante abbiano assicurato alla giustizia i quattro presunti autori del delitto. Il gruppo infatti si era dato alla macchia subito dopo l’omicidio, e questo potrebbe essere stato possibile solo grazie all’aiuto di altre persone che ne avrebbero favorito la fuga. Indagata a piede libero invece una donna presente al momento della coltellata mortale; questa sarebbe stata presente durante il primo litigio in via IV novembre quando Cerrato accorse in auto alla figlia alla quale avevano squarciato le ruote dell’auto perché aveva ‘osato’ spostare delle sedie che da anni venivano utilizzate per segnalare abusivamente che lo stallo per il parcheggio era ‘riservato’. Dopo il primo parapiglia, culminato con Cerrato che, aggredito insieme alla giovane, si è difeso rompendo, secondo quanto emerge dalle testimonianze, gli occhiali a Giorgio Scaramella, l’indagata era con Maria Adriana e portava con sé quel paio di occhiali per andare dall’ottico. Davanti ai suoi occhi e a quelli della ragazza si sarebbe consumato il delitto.
martedì, 27 Aprile 2021 - 08:05
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