«Permettetemi infine di rivolgere un ringraziamento speciale alla mia famiglia. Ed in particolare a mio padre, che non c’è più. Lui mi ha insegnato tutto, è il mio faro, mi ha trasmesso la passione per la politica e i valori dell’educazione e del rispetto per gli altri. Lui mi ha reso l’uomo che sono oggi». E’ così che Emanuele D’Apice, 35 anni, conclude, tra gli applausi dei colleghi di maggioranza, il discorso con cui ringrazia per l’elezione a presidente del Consiglio comunale di Castellammare di Stabia. Riconoscenza di un figlio verso il padre venuto a mancare. Quel padre però, è Luigi D’Apice, conosciuto come ‘o ministro, condannato per camorra nel 2004, e la chiosa del giovane consigliere eletto tra le fila della civica che ha sostenuto la corsa elettorale di Gaetano Cimmino sono apparse fuori luogo. «Mio padre ha pagato per gli errori commessi e, in seguito, ha profuso ogni sforzo per formare e crescere nel segno della cultura della legalità tre figli, tre professionisti affermati» ha subito risposto senza ripensamenti D’Apice. Intanto però il caso politico è esploso.
In primis tra gli oppositori della giunta di centrodestra guidata dal sindaco Gaetano Cimmino, ma anche a livello nazionale. Il senatore del Gruppo Misto, Sandro Ruotolo chiede per questa ragione che il prefetto di Napoli invii a Castellammare di Stabia una Commissione d’accesso, anche in considerazione di inchieste che ancora adesso pendono sul Comune.
«Gli errori dei padri non ricadano sui figli – afferma il sindaco Cimmino – non ho dubbi sulla trasparenza, sul senso delle istituzioni, sui valori morali e professionali di Emanuele D’Apice. Gli errori di un genitore non possono e non devono ricadere sui figli. Emanuele è un giovane serio e perbene, cresciuto con valori sani, ed è un professionista stimato da tutti. Il vero insulto alle istituzioni arriva da chi strumentalizza l’antimafia per ragioni politiche. Queste accuse sono infamanti nei confronti di una persona che si è sempre battuta per il bene dei cittadini e si è conquistato passo dopo passo, con onestà e impegno, il suo spazio nel mondo della politica».
«È vero che le colpe dei padri non ricadono sui figli ma, pur comprendendo l’affetto umano che lega un figlio al proprio genitore, tali dichiarazioni all’interno di uno spazio istituzionale e i successivi applausi da parte della maggioranza, risultano assolutamente inopportuni a fronte di comportamenti estremamente gravi sanzionati dalla comunità – affermano i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle Francesco Nappi e Laura Cuomo, il consigliere regionale Luigi Cirillo e le deputate Carmen Di Lauro e Teresa Manzo.
mercoledì, 19 Maggio 2021 - 10:28
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