Il primo passo, quello che sancisce la discesa in campo per la corsa a sindaco di Napoli, è stato compiuto. Catello Maresca, il magistrato che ha legato il suo nome alla cattura del superboss dei Casalesi Michele Zagaria, ha consegnato al Consiglio superiore della magistratura una richiesta di aspettativa, gettando così le basi per ufficializzare la sua (ormai scontata) candidatura e per uscire dall’ambiguità, mal vista all’interno della stessa magistratura, in cui Maresca si è mosso per mesi.
E’ noto, e peraltro la circostanza non è stata mai smentita dal diretto interessato, che Maresca stia lavorando da mesi al sogno di diventare sindaco di Napoli, ed è altrettanto noto che Maresca abbia allacciato interlocuzioni, pure assai fitte, con esponenti del mondo politico del centrodestra. Riunioni e incontri di volta in volta rilanciati, a mo’ di indiscrezioni, dai giornali (cartacei e online) che hanno fatto storcere il naso anche agli stessi magistrati: Maresca si candiderà nella stessa città nella quale sino a decisione del Csm svolge le funzioni di sostituto procuratore generale (è scaduto il periodo di dieci anni in Dda). E’ vero che quando il Csm darà l’ok, Maresca non sarà più in servizio e decadrà ogni possibile conflitto ma è altrettanto vero, e qui si sono incuneate le polemiche, che Maresca ha lavorato silenziosamente alla sua candidatura, compiendo di fatto una sorta di pre-campagna elettorale, mentre era ancora in servizio: questa circostanza ha spinto il procuratore generale Luigi Riello a inviare al Csm una segnalazione per valutare se la ‘campagna elettorale’ raccontata dai giornali, e mai ufficializzata, avesse configurato i presupposti per il suo trasferimento coattivo per incompatibilità ambientale. Il Csm, esaminato il caso, aveva però chiarito che non esistono divieti di candidarsi rispetto alle elezioni amministrative.
Ma il giudizio più severo sull’atteggiamento di Maresca era stato espresso dalla vicepresidente nazionale dell’Anm Alessandra Maddalena, giudice del Riesame a Napoli, che auspicò «che la situazione venga chiarita al più presto. L’incertezza non giova né alla magistratura, né alla politica, né allo stesso Catello». Parole che hanno spinto Maresca a dimettersi dall’Anm. Ora, a distanza di mesi, arriva la richiesta di aspettativa. E la tempistica non è casuale: il periodo di allontanamento dal lavoro vale sei mesi, e sei mesi sono quelli che separano Maresca dall’apertura delle urne. Resta, adesso, solo il passaggio dell’ufficializzazione della candidatura nonché l’ufficializzazione del sostegno elettorale da parte dei partiti di centrodestra, coi quali vi è stata una complessa trattativa circa la presentazione dei simboli di partito a sostegno del magistrato.
Con la candidatura (imminente) di Maresca salgono a 3 gli aspiranti sindaci: il primo nome ad essere ufficializzato è quello dell’assessore Alessandra Clemente, destinata sulla carta a raccogliere l’eredità del sindaco uscente Luigi de Magistris; il secondo è quello di Antonio Bassolino, che torna in campo da indipendente visto che il Pd, per l’ennesima volta, non ha voluto puntare su di lui. E proprio nel Pd la situazione adesso si complica: l’ex rettore della Federico II ed ex ministro Gaetano Manfredi ha rinunciato alla candidatura pochi giorni fa, lasciando i ‘dem’ con il cerino in mano. I grillini, che su Napoli sono intenzionati a correre in tandem col Pd, spingono nuovamente per Fico ma il Pd vuole un nome suo e ora più che mai vi è bisogno di una figura in grado di contrastare Catello Maresca, un magistrato che gode di un proprio appeal nella società civile e nel mondo dell’associazionismo. Ecco perché il Pd sta cercando di recuperare con Manfredi. Ma i tempi stringono e il Pd deve fare in fretta. Il rischio è di partire in ritardo, rispetto a tutti gli altri, con la campagna elettorale.
sabato, 22 Maggio 2021 - 19:36
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