Il sipario sull’iter processuale relativo all’omicidio di Genny Cesarano, il 17enne ammazzato a Napoli da un proiettile vagante durante una ‘stesa’, si rialza. La Corte di Cassazione, chiamata a decidere se confermare o meno l’esito del processo in Appello, ha deciso di annullare la sentenza di condanna e di disporre la celebrazione di un nuovo processo dinanzi a una diversa sezione della Corte d’Assise d’Appello.
Il precedente grado di giudizio si concluse con la condanna all’ergastolo, decida l’11 luglio del 2019 dalla quarta sezione della Corte d’Assise d’Appello, per Antonio Buono (difeso dall’avvocato penalista Enrico Di Finizio), Luigi Cutarelli (difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono) e Ciro Perfetto (difeso dall’avvocato Annalisa Senese). Sedici anni, invece, furono inflitti al boss pentito Carlo Lo Russo, mandante della ‘stesa’, e a Mariano Torre che era passato a collaborare on la giustizia.
In sentenza fu riconosciuta l’aggravante della premeditazione, aggravante che il collegio difensivo ha sempre messo in discussione. «La strategia del collegio difensivo – fa sapere l’avvocato Enrico Di Finizio – è stata finalmente presa in considerazione. Sembrava di palese evidenza che l’omicidio del povero Genny Cesarano fosse stato eseguito nell’immediatezza di una ‘stesa’ (raid a colpi d’arma da fuoco, ndr) subita e non fosse stato il frutto di un proposito premeditato».
La morte di Genny Cesarano si verificò nella notte tra il 5 e 6 settembre 2015: il 17enne si trovava in piazza Sanità con amici quando un commando composto da uomini del clan Lo Russo di Miano firmò una ‘stesa’ per affermare la propria supremazia nella zona. Uno dei proiettili colpì Genny, uccidendolo.
domenica, 13 Giugno 2021 - 12:22
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