Sindacalista travolto e ucciso durante presidio di protesta, l’investitore a telefono col poliziotto: «E’ successo un casino»

Adil Belakhdim

Morire mentre si difendono i propri diritti e quelli di tutti i lavoratori. Il destino di Adil Belakhdim, 37enne italiano di origine marocchina sindacalista dei Si Cobas si è drammaticamente compiuto mentre, con altri colleghi, manifestava in un presidio organizzato davanti a un supermercato Lidl di Biandrate (Novara). L’uomo è stato investito da un camion che ha forzato il blocco dei manifestanti, lascia moglie e tre figli e una eredità che è già pesante per la politica e i sindacati, chiamati a dare un senso, almeno per la battaglia dei lavoratori del settore della logistica, di una fine tragica. L’investitore, Alessio Spasiano, 26enne residente a Baia e Latina, in provincia di Caserta, è stato arrestato con l’accusa di omicidio stradale, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo quanto emerso dalle indagini, il camionista, dipendente di una ditta di trasporto surgelati di Castellammare di Stabia (Napoli), si è reso conto di quanto accaduto e ha chiamato un sovrintendente della polizia, suo amico e padrino di cresima; «E’ successo un casino», ha detto al telefono, ed è stato convinto dall’amico a tornare indietro per evitare «guai peggiori». Così si è costituito ai carabinieri che lo hanno poi arrestato.

Il giovane era a fine turno, come ogni settimana aveva effettuato la sua trasferta al nord per poi tornare a casa nel fine settimana; dopo aver scaricato presso un deposito della Lidl di Briandate si è trovato dinanzi i manifestanti e, questa la ricostruzione degli inquirenti, ha investito Adil e altri due sindacalisti, uccidendo sul colpo il primo e ferendo lievemente gli altri due.

La morte del sindacalista, per la cui vedova i colleghi hanno avviato una raccolta fondi, ha chiamato la politica ad affrontare il tema dei diritti dei lavoratori della logistica, settore in cui il 37enne lavorava. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, commentando su Repubblica, ha affermato che «a fronte di imprese che firmano il contratto nazionale ci troviamo poi nel concreto con false cooperative che applicano contratti diversi, oppure che mascherano forme di sfruttamento, oppure utilizzano manodopera in nero, spesso di immigrati ricattati». C’è però un’altra questione, secondo Orlando «anche più subdola e più difficile da controllare per lo Stato e per i lavoratori», che è l’algoritmo che governa la logistica. «C’è il rischio di avere sulla carta un bel contratto firmato – dice il ministro – e poi un algoritmo digitale che scandisce orari e turni. Un algoritmo dentro il quale nessuno è in grado di guardare e che diventa il vero contratto da rispettare. Per questo, prima che avvenissero gli scontri di Lodi o la morte di Adil, abbiamo aperto un tavolo con la filiera per avere un confronto su questo. C’è infatti da vedere bene dentro il settore della logistica e per questo ho dato vita a una task force con Ispettorato Lavoro, Inps, e Agenzia entrate e rappresentanti degli altri ministeri competenti per capire cosa sta accadendo».

Fare rispettare i diritti sindacali a un algoritmo basato all’estero «non sarà semplice: l’extraterritorialità della giurisdizione non può essere un alibi; non a caso sarà oggetto del G20. Devo dire che qualche passo avanti con le grandi lo stiamo vedendo. Amazon ad esempio all’inizio resisteva al confronto, poi ha dato la sua disponibilità». Non sarà facile perché, spiega il ministro, «anche per i sindacati si tratta di una sfida totalmente nuova: come si contratta con un algoritmo che rischia di svuotare di senso il contratto nazionale? Stiamo entrando tutti in un mondo diverso».

lunedì, 21 Giugno 2021 - 08:15
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