Palamara scende in politica e si candida per un posto libero alla Camera: «Sposo le istanze di un territorio periferico»

Luca Palamara
Luca Palamara

La dea Giustizia che regge la bilancia. La raffigurazione del simbolo con il quale segnerà il debutto in politica non è casuale. Luca Palamara, l’ex pm di Roma radiato dalla magistratura dopo essere finito al centro dello scandalo sui tentativi di condizionare le nomine dei capi di alcuni uffici di procura, scende in politica. L’annuncio è arrivato nella giornata di ieri.

Palamara, nello specifico, correrà alle suppletive della Camera nel collegio di Roma-Primavalle, rimasto scoperto dopo che la deputata dei Cinquestelle Emanuela Del Re è stata nominata rappresentante Ue per il Sahel.
Il debutto politico non avverrà sotto la bandiera di qualche partito. Palamara scenderà in campo da cittadino libero.

«Senza coinvolgere gli altri ma come cittadino libero decido di candidarmi per dare più forza al mio racconto, per raccontare di più come hanno funzionato i meccanismi interni alla magistratura, per incoraggiare un cambiamento reale e dare più forza alla battaglia del referendum che oggi firmo con l’eccezione di quello della responsabilità diretta del magistrato perché il mio racconto è per i magistrati non contro», dice nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella sede del Partito radicale.

Quindi insiste sulla battaglia politica che intende portare avanti: «Presento il mio simbolo come cittadino parlando e rappresentando le istanze del popolo e dei cittadini e confrontandomi con un territorio, quello di Roma Primavalle, che rievoca i miei primi passi di giovane ragazzo a livello sportivo e ripartire dal basso per rispondere alle istanze della collettività (…) Non mi piace essere definito un ex. Sono un cittadino che vuole esprimere le proprie opinioni. Non ho preclusioni verso nessuno, né per la destra né per la sinistra. La mia priorità è sposare le istanze di un territorio periferico caratterizzato da numerose problematiche anche sul versante giustizia. Mi rivolgo a tutti coloro i quali in maniera per me inaspettata mi fermano per strada mi chiedono di raccontare come ha funzionato. Chiunque ritenga di dover usare il mio apporto e contributo sappia che sono presente».

In parallelo porterà avanti la battaglia sul suo caso giudiziario e disciplinare. Pochi giorni fa la Corte di Cassazione a sezioni unite civili ha respinto il suo ricorso avverso la radiazione, confermando così l’espulsione dalla magistratura decisa dal Csm. Ebbene, a fronte di questa decisione Palamara ha annunciato che «porterò il mio caso in Europa».

La strategia è quella di impugnare il verdetto davanti alla Corte europea. «Questa mattina – racconta Palamara – ho riposto la mia toga nell’armadio, con la certezza di poterla reindossare all’esito di un percorso che sarà lungo ma sono convinto ristabilirà la verità. Tutte le sentenze si rispettano e io ho assoluto rispetto anche dell’ultima sentenza delle sezioni unite civili della Cassazione ma le sentenze possono non condividersi e io non la condivido perché si tratta di una decisione ingiusta. Mi ha colpito il tempismo perfetto, è arrivata la sera stessa in cui la sezione disciplinare del Csm sconfessava in maniera fragorosa l’attività del Pg della Cassazione e del Pg di Milano. Poi mi sono immedesimato nella difficoltà che hanno avuto nel motivare questa sentenza: 187 pagine per affrontare una cena del 9 maggio 2019 dove si parlava dell’imminente nomina del procuratore di Roma».

«Sono sicuro – conclude – che questa motivazione così lunga non servirà per fare carriera, io mi difenderò nel processo penale rispettando i miei giudici con un processo pubblico, non mi silenzio, racconto come ha funzionato il meccanismo delle autopromozioni».

sabato, 7 Agosto 2021 - 08:22
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