La famiglia di Vanessa Zappalà potrà riavere la salma della ragazza trucidata dall’ex fidanzato che non si rassegnava alla fine della loro storia. Il pm incaricato delle indagini ha ritenuto che non sia necessario compiere l’autopsia sul corpo della ventiseienne uccisa con sette colpi di pistola sul Lungomare di Aci Trezza da Tony Sciuto, il 38enne che era diventato il suo stalker e che dopo averla ammazzata si è tolto la vita in un casolare di Trecastagni.
La Procura di Catania ha già disposto il nulla osta per la restituzione della salma alla famiglia che avverrà oggi al fine di consentire anche l’organizzazione dei funerali. Il feretro arriverà a Trecastagni, cittadina di origine di Vanessa, direttamente dall’obitorio del Policlinico di Catania.
I funerali saranno celebrati venerdì alle 19 all’aperto: sul sagrato del Santuario dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino nel paese etneo. I funerali di Antonino Sciuto invece sono stati già celebrati nella Chiesa Madre di San Giovanni La Punta. Alla cerimonia, svolta in maniera privata, hanno partecipato soltanto i familiari e alcuni amici dell’uomo.
Continua intanto la polemica sulla scarcerazione dell’omicida, disposta dal gip catanese che, contro la richiesta di arresti domiciliari formulata dalla Procura decise, a giugno, per il divieto di avvicinamento di Sciuto alla vittima. Decisione oggi finita nel tritacarne mediatico, e già difesa a spada tratta dal procuratore di Catania. Ora si aggiunge la voce di Marisa Scavo, procuratore aggiunto ed esperta di reati contro le donne. «Normativamente dei progressi sono stati fatti anche se ancora la legge va perfezionata – ha detto in un’intervista al quotidiano La Sicilia – per esempio, non hanno previsto l’aumento di pena minimo a due anni per il reato di stalking, cosa che ci impedisce di effettuare il fermo» ed «è un limite enorme». Ma per la vicenda di Vanessa Zappalà «noi abbiamo fatto di tutto per quanto riguarda l’attività d’indagine, abbiamo chiesto la misura cautelare, è stato agli arresti domiciliari, aveva il divieto di avvicinamento. È chiaro che il gip quando poi riceve una richiesta del pubblico ministero è autonomo nella sua valutazione. L’intoppo – spiega la Pm – è che per questi soggetti nel momento in cui vengono denunciati si deve attivare un meccanismo che li metta in cura presso dei centri di recupero che in Sicilia, purtroppo, non esistono assolutamente. La misura cautelare, io lo ripeto sempre, è temporanea, ha un inizio e una fine e non può essere risolutiva».
giovedì, 26 Agosto 2021 - 10:38
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