E’ una lunga giornata di passione quella che il magistrato Catello Maresca e la sua coalizione si sono appena lasciati alle spalle. Una giornata che segna di fatto una spaccatura interna alla squadra che di partiti e civiche che a fatica si erano ritrovati uniti in matrimonio per sostenere l’ex pm della Dda di Napoli nella corsa a Palazzo San Giacomo: Fratelli d’Italia e Lega si sono smarcati in zona Cesarini sul terreno delle Municipalità, ma non su quello del Comune (e solo perché ormai non v’era più tempo di presentare un proprio candidato).
Maresca, infatti, non ha voluto cedere alle pretese sulle presidenze di Municipalità a danno delle civiche e così s’è consumato lo strappo. Cosa accadrà adesso in questo rush finale delle elezioni? Maresca puntava al ballottaggio, ma con la disgregazione della sua variegata coalizione l’impresa si fa più complicata e il rivale del centrosinistra Gaetano Manfredi inizia ad accarezzare il sogno di spuntarla al primo turno. Forza Italia, che ha fatto quadrato attorno al magistrato, dal canto suo prova a suonare la sveglia: «Sono stati giorni complicati questi. Giorni in cui tra i partiti e Maresca sono emerse ancor più le differenze anziché le assonanze. Sono prevalsi in molti casi, egoismi di partito che hanno sacrificato aspettative legittime di vittoria nelle municipalità. Siamo stati distanti dalla città perché presi da infinite riunioni. Ora va voltata pagina, perché nulla è compromesso, anzi. Vedere le liste di Manfredi imbottite di trasformisti deve darci ancor più forza. Alziamo la bandiera e difendiamo la nostra città. Il voto a Forza Italia è un voto a favore di tutte le donne e gli uomini liberi che hanno un solo obiettivo: cambiare le sorti della nostra amata città», scrive il coordinatore cittadino Fulvio Martusciello. Che confida anche in un sorpasso importante, alle urne, di Lega e Fratelli d’Italia.
Già, la Lega. La lista ‘civetta’ Prima Napoli rischia di essere squalificata: nel bailamme della presentazione delle liste, l’elenco leghista è stato consegnato alle 12.01, ossia un minuto dopo la chiusura ufficiale dei termini. Ora si è sub iudice e la Lega confusa in un atto di clemenza. Anche Fratelli d’Italia non sarà presente in tutte le municipalità (Fi invece ha uomini su tutti i territori).
Ma per il partito di Giorgia Meloni, il dato più grave è quanto accaduto nelle prime ore di sabato. Marco Nonno e Pietro Diodato, che hanno entrambi il bacino elettorale a Pianura, sono venuti alle mani nella sede del partito in via Calata San Marco. L’uno accusa l’altro dell’aggressione ed entrambi si denunceranno a vicenda. Loro, ovviamente, la raccontano in maniera diversa. Il primo a parlare dell’accaduto è stato Nonno, arrivato con la maglietta sporca di sangue a Soccavo per presentare la lista: «Alle 23.30 di ieri (venerdì per chi legge, ndr) preparavamo le liste insieme agli onorevoli Del Mastro e Schiano, Diodato è entrato inveendo e dicendo che non sappiamo gestire il partito, poi è andato via. Stamattina (sabato per chi legge, ndr) alle 8.30 è tornato e ci ha ha detto “Non mi candido più io al Comune e ritiro 35 candidati alle Municipalità”. Sarebbe stato assurdo, non avremmo più avuto le liste. Alle dieci è tornato dicendo di volersi candidare ma non c’era più tempo, allora ha preso le carte con la forza, noi con una serie di esponenti del partito lo abbiamo fermato, io gli ho strappato le carte di mano ma lui mi ha dato una testata davanti ai dirigenti del partito. Mi ha colpito sui denti davanti a sette testimoni, così si è procurato la ferita». Pietro Diodato invece ha spiegato in una diretta Facebook che «stamattina Marco Nonno ha subdolamente compilato le liste di Fdi togliendo alcuni nostri esponenti. Sono andato al partito per vedere le liste, controllare se fosse vero e mentre provavo a prenderle dalle sue mani mi ha dato una testata che mi ha costretto ad andare in ospedale per medicarmi. Usciva sangue a fiotti», ha aggiunto togliendo la garza e mostrando la ferita. Al tempo stesso Diodato ha tentato di rientrare per la finestra chiedendo ospitalità nelle liste di Catello Maresca, ospitalità che è arrivata. L’episodio gravissimo, che sta tenendo banco nelle discussioni interne al partito locale imbarazza, non poco, il magistrato Maresca, il quale per tutta la giornata di ieri è rimasto in silenzio sul punto.
Sono stati questi gli eventi che hanno scandito la giornata che segna l’avvio dell’ultimo miglio, quello decisivo, della campagna elettorale. I candidati sindaco sono tutto in 7: c’è l’ex rettore della Federico II ed ministro del Conte bis Gaetano Manfredi, che corre con 13 liste (ma ‘Noi Campani per la Città’ rischia l’esclusione, per ritardo, su una sola Municipalità); il magistrato in aspettativa Catello Maresca, appoggiato sino a ieri dal centrodestra e da liste civiche; Antonio Bassolino, che corre con 5 liste (4 civiche più Azione di Carlo Calenda); Alessandra Clemente, che dalla sua parte ha appena tre liste (Alessandra Clemente sindaco, Napoli 20/30 e Potere al Popolo), tra le quali non vi è neppure Dema, a dimostrazione del fatto che, dopo essere stata catapultata nell’agone elettorale da Luigi de Magistris, la Clemente è stata letteralmente abbandonata dal suo ‘padrino’ politico; il consigliere comunale grillino uscente, Matteo Brambilla, che corre con una sola lista dopo essere entrato in rotta di collisione col Movimento Cinque Stelle per via del fatto che questi ultimi si sono allineati al Pd; Giovanni Moscarella (“Movimento 3V”, area no vax e no Green pass), Rossella Solombrino (“Equita’ Territoriale”). Ha annunciato il ritiro l’editore meridionalista Gina Giammarino.
La new entry è il biologo Giovanni Moscarella: il suo movimento è nato nel 2017 contro gli obblighi vaccinali e si professa contrario alla certificazione ‘verde’, ma non al vaccino, perché sostiene di essere per la libertà di scelta. Si presenta solo al Consiglio comunale, con 32 candidati, e non alle Municipalità. Complessivamente i candidati per un posto da Consigliere comunale a Napoli sono oltre mille.
domenica, 5 Settembre 2021 - 09:12
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