Sono ore calde quelle che separano cinque ex consiglieri togati del Csm dalla decisione della sezione disciplinare del Csm. Nella giornata di oggi arriverà la sentenza del procedimento disciplinare apertosi a seguito delle notizie sull’ormai famosa cena all’hotel Champagne di Roma cui parteciparono alcuni togati del Csm (al tempo in carica), politici (Luca Lotti e Cosimo Mattia Ferri) e l’ormai ex pm di Roma Luca Palamara.
Sotto accusa ci sono Paolo Criscuoli, Gianluigi Morlini, Corrado Cartoni, Luigi Spina, Antonio Lepre: a tutti viene contestata la partecipazione a quella cena nel corso della quale si discusse della nomina del procuratore di Roma. Oggi l’udienza si aprirà con la replica della procura generale della Cassazione e poi il collegio si ritirerà in camera di consiglio per la decisione finale. Per tutti gli ex consiglieri la sanzione richiesta è la sospensione dalle funzioni, da graduare a seconda delle posizioni: 2 anni per Spina, Morlini e Lepre, un anno per Cartoni e Criscuoli. Tutti i difensori hanno chiesto invece il proscioglimento dei loro assistiti e alcuni di loro in subordine la meno grave sanzione della censura.
L’udienza di ieri è stata scandita dall’arringa del professor Mario Serio in difesa di Paolo Criscuoli: Serio ha sostenuto che Criscuoli non ha attivamente partecipato ad alcuna ‘strategia’ dal momento che a quella cena si presentò solo perché «accalappiato» da Ferri che gli rivolse un «invito strumentale» prima a cena e solo all’ultimo minuto alla riunione con i consiglieri di Unicost con il chiaro intento di «coglierlo alla sprovvista». E durante quell’incontro l’ex consigliere, che non faceva nemmeno parte della Commissione del Csm che si sarebbe dovuta esprimere sulla nomina del procuratore di Roma, si limitò ad ascoltare: «La sua fu partecipazione silente e inattiva».
Serio ha dunque puntato l’indice contro Palamara e Ferri: Criscuoli, ha incalzato, «è stato attratto in un vortice nel quale era completamente estraneo», quello delle «ambizioni incontrollate di Palamara e Ferri», e «del quale non poteva preventivamente controllare le modalità di svolgimento» e quindi «non poteva respingere il pericolo». Inoltre «il silenzio continuamente serbato» nel corso della riunione attesta che «capacità offensiva della sua condotta è del tutto insignificante e non meritevole di sanzione». Di qui la richiesta di assoluzione: «La sanzione della sospensione non è soltanto destituita da qualsiasi affidabile sostegno nel disegno legislativo, ma soprattutto distorce la figura morale e professionale di Criscuoli in generale e in relazione ai concreti accadimenti ai quali è estraneo».
Serio ha inoltre evidenziato che privare il tribunale di Palermo di uno dei suoi «giudici più stimati» (è di Criscuoli la sentenza sull’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il cui corpo venne sciolto nell’acido) sarebbe una “tragedia” sul piano della distribuzione del carico di lavoro e produrrebbe «una levata di scudi» da parte dell’avvocatura.
martedì, 14 Settembre 2021 - 09:38
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