Sono oltre 58mila le imprese a rischio chiusura nel Sud Italia, 176mila in tutta Italia. Il dato è fornito dalla Cgia Mestre ed è contenuto in uno studio che elabora i dati della Banca d’Italia basato sul grado di insolvenza delle imprese dopo l’emergenza sanitaria che ha investito il Paese nel 2020 e 2021. Più a rischio, secondo questo dossier, le aziende del Sud: 57.992, ovvero il 32,9% del totale, patiscono gli effetti dei lockdown e le incertezze dei mercati. Una statistica preoccupante soprattutto se accostata alle numerose scadenze fiscali che incombono a settembre sugli imprenditori, alle cartelle esattoriali in arrivo dall’Agenzia delle Entrate, ai versamenti Irpef, Irap, Ires e Iva, alle scadenze della rottamazione ter e del saldo stralcio scadute il 31 luglio 2020.
Alessandro Mastrocinque, presidente del Cia Campania, chiede un intervento diretto del Governo prima e della Regione poi, per mitigare il rischio di chiusura delle aziende e di incrementare l’appostamento di risorse sul Fondo di prevenzione dell’usura «per evitare di consegnare gli imprenditori alla criminalità, indebolendo non solo il tessuto produttivo, ma anche lo slancio innovativo intrapreso alla vigilia della pandemia».
«Anche le banche devono fare la loro parte e sostenere start up e le imprese di piccole dimensioni garantendo l’accesso al credito» spiega. Al dato registrato per il Sud segue il Centro con 44.854 imprese (25,4 per cento del totale), il Nordovest con 43.457 (24,6 per cento del totale) e infine il Nordest con 30.070 imprese in sofferenza (17 per cento del totale). Roma, Milano, Napoli e Torino sono le realtà territoriali maggiormente in difficoltà. Ma è sulla Campania che il presidente Mastrocinque focalizza l’attenzione, in quanto occupa il 9% delle imprese in sofferenza segnalate dallo studio di Cgia Mestre.
Delle 16.470 imprese, 8.159 si registrano nella provincia di Napoli, 3.407 nella provincia di Salerno, 2.472 nella provincia di Caserta, 1.632 nella provincia di Avellino e 800 nella provincia di Benevento.
«La pandemia si è rivelata disastrosa per molte aziende. Basti pensare a coloro che non sono rientrati nella platea dei beneficiari degli aiuti statali per mancanza di requisiti. A chi ha subito il doppio del ribasso dei prezzi come l’ortofrutta e la quarta gamma. Penso al florovivaismo che con le chiusure della prima e seconda ondata pandemica ha registrato perdite senza precedenti» sottolinea il rappresentante di Cia Campania.
mercoledì, 22 Settembre 2021 - 10:24
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