Processo Olimpo, pugno duro del pm contro Greco: «O si sta con la mafia o si è complici». Chiesti 12 anni

L'imprenditore stabiese Adolfo Greco
di Roberta Miele

L’essere sceso a patti con la camorra ed essere arrivato a mediare tra i clan e le vittime designate di estorsione sull’importo delle tangenti pretese ha integrato il reato di estorsione aggravato dalla matrice camorristica: oggi pomeriggio il pubblico ministero antimafia Giuseppe Cimmarotta ha tirato le fila del processo che vede imputati l’imprenditore stabiese Adolfo Greco, che aveva messo su un impero economico e aveva costruito una rete di conoscenze che lo hanno spinto anche a stringere le mani di diversi magistrati, e pezzi della camorra del circondario stabiese.

Per il magistrato, il ‘re del latte’ va condannato a 12 anni di reclusione per due episodi di estorsione (uno tentato e l’altro consumato) aggravati dalla matrice camorristica. Inoltre, il pm ha chiesto al Tribunale che a Greco non vadano riconosciute attenuanti generiche: «O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative», ha detto Cimmarotta citando Mattarella. Quindi ha contestato la linea processuale della difesa, che ha tentato di addebitare il ‘dialogo’ tra Greco e i malavitosi alla paura dell’imprenditore di denunciare i suoi estorsori (per il timore di ritorsioni contro se stesso e la famiglia) e alla contestuale volontà di tenere in piedi i propri affari senza però soccombere dinanzi alle pretese della criminalità. «Lo stato di necessità è una barzelletta che non regge e che non può veicolare in una sentenza in nome del popolo italiano. E non è vero che non ci sono imprenditori che denunciano, guai a veicolare una informazione simile», ha aggiunto Cimmarotta. Contro Greco hanno pesato decine e decine di intercettazioni ambientali: i dialoghi si sono svolti all’interno dell’ufficio di Greco ed hanno legato il ‘re del latte’ a doppio filo alle sorti di alcuni noti camorristi del circondario stabiese.

Chiesta la condanna anche di Michele e Raffaele Carolei, fratelli del boss Paolo che è stato a capo del clan Cesarano: rischiano 9 anni ciascuno, nonché una multa – a testa – di 9mila euro. La stessa pena è stata proposta per Cuomo. Pugno duro, invece, nei confronti del ras Luigi Di Martino ‘o profeta, anche lui reggente del clan Cesarano: il pm ha chiesto 15 anni di reclusione e 15mila euro di multa. Dieci anni e 10mila euro di multa sono stati chiesti per Attilio Di Somma. (Seguono aggiornamenti)

martedì, 28 Settembre 2021 - 16:50
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