Ddl Zan, i franchi tiratori affossano il testo in Senato. Iv sotto accusa, volano stracci anche tra Pd e 5Stelle. Proteste in piazza

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E’ la giornata dei veleni, delle accuse, dei sospetti sui renziani e finanche di qualche protesta di piazza. Ieri il Ddl Zan si è fermato al Senato. Bloccato dal voto segreto. L’Aula ha votato a favore della ‘tagliola’ chiesta da Lega e Fratelli d’Italia per l’esclusione dal testo degli articoli contro la omotransfobia: 154 sì, 131 no e 2 astenuti. A conti fatti lo scarto è di 23 voti. E nella maggioranza di centrosinistra si fa strada l’ipotesi dei franchi tiratori, anche all’interno di Pd e Cinque Stelle.

Partiamo dal voto. Nel novembre del 2020 il testo era stato approvato alla Camera. Ma lì la maggioranza poteva contare su numeri ampi. Al Senato, invece, la conta è stata più sofferta e i franchi tiratori hanno dato il colpo di grazia al ddl. Vi è da dire che in casa Pd si era perfettamente consapevoli che la partita non sarebbe stata facile: il testo aveva sollevato i malumori dei cattolici di tutti i partiti, inclusi nei dem. Il voto a favore della tagliola proposta da Lega e Fratelli d’Italia produce di fatto la sospensiva del testo che torna in commissione e sarà fermo sei mesi. Una curiosità: l’unico gruppo presente al completo in Aula era quello di Fratelli d’Italia con i suoi 21 senatori. Altra nota: subito dopo la notizia dell’affossamento del testo, nell’Aula parte un applauso. Il momento è immortalato dal video che la senatrice Caterina Biti, vicepresidente dei senatori Pd, ha pubblicato su Twitter con un messaggio laconico: «Mi viene da vomitare».

«E’ stata sconfitta l’arroganza di Letta e dei grillini – ha detto soddisfatto Matteo Salvini, il leader della Lega – che hanno detto no a tutte le proposte di mediazione. Ora ripartiamo dalla proposta della Lega: combattere le discriminazioni lasciando fuori i bambini, la libertà di educazione, la teoria gender e i reati di opinione». Il punto sul quale il testo è naufragato è stata la mancata di intesi su alcuni temi del testo: i più controversi erano gli articoli 1,4 e 7. E non c’era stato verso, all’interno della maggioranza di governo (che vede convivere centrosinistra e due forze di centrodestra, ossia Lega e Forza Italia), di trovare una sintesi. I più ostili a ogni accordo sono stati i dem, i grillini e Leu, che martedì hanno rifiutato la proposta di Lega e Italia Viva di rinviare di una settimana i lavori per favorire un accordo in extremis sulle mediche.

Le accuse e le polemiche. L’affossamento del ddl Zan ha inevitabilmente provocato una serie di frizioni all’interno del centrosinistra. Matteo Renzi, ieri assente al voto perché si trova in Arabia Saudita per un evento della fondazione FII Institute, è finito subito sul banco degli imputati. Enrico Letta, intervenendo a Radio Immagina, parla addirittura di rottura con Italia Viva: «E’ evidente che nella giornata di ieri si è sancita una rottura a tutto campo, sicuramente con Italia viva il ragionamento è quello che sto dicendo ma anche con quella parte che ha votato in quel modo» sul ddl Zan.

Tuttavia Renzi, con un ragionamento logico, ha rimandato la palla nel campo di Pd e Movimento Cinque Stelle: «Per mesi ho chiesto di trovare un accordo, hanno voluto lo scontro e queste sono le conseguenze – ha detto – La responsabilità è chiara: e dire che per Pd e 5Stelle stavolta era facile; basta conoscere l’aritmetica». Il riferimento è al numero dei franchi tiratori. I renziani presenti al voto erano 11. Ciò significa che nelle fila del centrosinistra vi è stato anche chi ha votato a favore della tagliola proposta da Lega e Fratelli d’Italia. Dal Pd, così, finiscono col dare la colpa ai grillini: «Bisognava evitare in tutti i modi il voto segreto, ricorrendo al dialogo su un provvedimento che la destra aveva comunque messo nel mirino il ddl Zan. Franchi tiratori? Cercateli nel M5S, un gruppo parlamentare che sta vivendo una difficile transizione. Io ho iniziato a fare politica con Nicky Vendola, so benissimo che valore aveva quel provvedimento», ha detto il senatore Pd Dario Stefano, presidente della commissione Politiche Ue in collegamento con l’Aria che tira su La7. Si limita ad esprimere amarezza Luigi Di Maio: «The Guardian definisce il voto di ieri ‘vergognoso’. Confermo e sottoscrivo. Questa e’ l’immagine dell’Italia che la politica consegna al mondo».

Ma v’è di più. Il voto sul Ddl Zan rischia di fare naufragare il sogno di Letta di un ‘nuovo Ulivo’, un centrosinistra allargato che abbraccia pure Iv. «E’ nata una maggioranza nel voto segreto», ha detto Di Maio. La dichiarazione poggia anche sulla circostanza della cena a Firenze tra Renzi e il leader siciliano di Forza Italia, Gianfranco Micciché (riportata dal Corriere della sera). Anche Carlo Calenda incalza Renzi sul punto: «Ma come cavolo ti viene in mente di legarti all’Arabia Saudita e allearti con Micciché». «Fermati! Dovremmo lavorare insieme e costruire un grande polo riformista», è stato l’appello.

Intanto le piazze italiane si scalano. A Roma e a Milano c’è chi è sceso in strada per protestare. Nel capoluogo lombardo, i manifestanti si sono ritrovati all’Arco della Pace di Milano: sono anche state accese migliaia di luci nel presidio promosso dai Sentinelli di Milano, da Arcigay, dal Coordinamento Arcobaleno e altri. In molti hanno quindi aderito chiedendo che «i senatori si prendano la responsabilità di quanto è successo». «La manifestazione – è stato detto – rappresenta la scollatura tra la gente e la politica». «Vergogna», è stato scandito più volte verso coloro che «hanno riso di fronte alla negazione dei diritti civili». Manifestazione anche a Roma in via San Giovanni in Laterano.

giovedì, 28 Ottobre 2021 - 21:58
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