Si aprirà il prossimo 3 febbraio, davanti al gup di Brescia Federica Brugnara, l’udienza preliminare nei confronti dell’ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura Piercamillo Davigo e del pm milanese Paolo Storari, accusati di rivelazione del segreto d’ufficio in merito alla vicenda dei verbali dell’avvocato Piero Amara sulla presunta Loggia Ungheria.
La procura della Repubblica di Brescia, competente a indagare su magistrati in servizio a Milano, ha chiesto il processo per entrambi. Non è stata invece ancora avanzata alcuni richiesta per altri due indagati, pure destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari: il procuratore aggiunto milanese Fabio De Pasquale e il pm, ora alla procura europea, Sergio Spadaro. De Pasquale e Spadaro sono accusati di rifiuto d’atti d’ufficio per la gestione di Vincenzo Armanna, ‘accusatore’ nel processo per il caso Eni-Nigeria. Secondo l’impostazione accusatoria non avrebbero «depositato prove favorevoli alle difese» nel processo sulla maxi tangente che Eni avrebbe pagato alla Nigeria, finito poi con l’assoluzione di tutti gli imputati a partire dall’ad Claudio De Scalzi.
De Pasquale e Spadaro hanno chiesto di essere interrogati all’esito della notifica dell’avviso di chiusura indagini. Non hanno chiesto interrogatorio, invece, Davigo e Storari. Sicché la procura di Brescia ha deciso di separare le strade degli indagati, pigiando il piede sull’accelerate per Davigo e Storari, anche alla luce del fatto che le contestazioni mosse alla coppia di indagati è diversa.
Al giudice dell’udienza preliminare, adesso, spetterà decidere se disporre un processo per Davigo e Storari come chiesto dalla procura di Brescia o disporre un proscioglimento, questo sempre che gli imputati non decidano di accedere al rito abbreviato.
lunedì, 29 Novembre 2021 - 12:09
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