Quasi 20mila euro in contanti. E’ quanto custodiva in casa Mario Antonio Lerario, l’ormai ex dirigente della protezione civile della regione Puglia arrestato il 23 dicembre in flagranza di reato dopo aver intascato una tangente da 10 mila euro. I finanzieri hanno trovato 18.950 euro tra camera da letto e cassaforte. Il denaro era custodito in scatole. Nello specifico in camera da letto sono stati trovati 2.600 euro in 52 banconote da 50 euro. In un’altra scatola di colore rosso, nel comodino, 5.350 euro in 107 banconote da 50 e nella cassaforte 11mila euro in 220 banconote da 50 euro, in una scatola di legno.
La circostanza è stata evidenziata nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip del tribunale di Bari, Anna Perrelli. Per il gip quelle somme sono «ascrivibili o alla tangente pagata da Donato Mottola o da Luca Ciro Giovanni Leccese o (per le modalità di conservazione in luoghi diversi) ad altre dazioni in prossimità del Natale». Mottola e Leccese, il primo di Noci (Bari) e il secondo di Foggia, sono due imprenditori finiti ai domiciliari nell’inchiesta in cui è coinvolto Lerario su appalti per conto della protezione civile pugliese.
Nella giornata di ieri, 26 dicembre, si è tenuta la convalida dei fermi: per Lerario è stato disposto il carcere, per i due imprenditori sono stati confermati i domiciliari. Leccese è accusato di corruzione in concorso con Lerario per la tangente che è costata al dirigente l’arresto in flagranza. Mottola è accusato di un’altra corruzione per una tangente da 20 mila euro consegnata allo stesso Lerario il giorno prima. Il gip, nel ritenere sussistente il pericolo di inquinamento probatorio da parte di Lerario, parla di «mercimonio delle pubbliche funzioni» ed evidenzia che durante le indagini il dirigente si sarebbe anche «preoccupato di far bonificare il proprio ufficio dove erano state sistemate cimici audio-video», consapevole di essere intercettato, in un atteggiamento di «spregio assoluto per la funzione pubblica rivestita».
L’indagine della Procura di Bari riguarda la realizzazione e l’allestimento della struttura per le maxi emergenze Covid, realizzata circa un anno fa nella Fiera del Levante di Bari. I due imprenditori hanno ottenuto diversi appalti per oltre 5,3 milioni di euro complessivi. Appalti relativi alla realizzazione di container per l’isolamento dei migranti positivi al Covid nel Cara di Borgo Mezzanone, per gli uffici della sede di Foggia del Numero unico 112 nell’aeroporto dauno, per l’ospitalita’ di migranti lavoratori stagionali sempre nel Foggiano e anche per l’installazione di strutture prefabbricate mobili di emergenza per pre-triage a servizio e supporto delle strutture ospedaliere durante la pandemia. Appalti che hanno garantito a Leccese entrate per circa 2,8 milioni di euro, a Mottola per quasi 2,5 milioni.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta della Finanza, Lerario avrebbe ricevuto «indebitamente per l’esercizio delle sue funzioni» da Luca Leccese, imprenditore e rappresentante legale della Edil Sell.a una busta «contenente la somma di 10 mila euro suddivisa in 200 banconote da 50 euro».
Leccese ha in corso l’«esecuzione di appalti affidati con delibere a firma di Lerario per conto della Protezione civile per un importo complessivo di 2.800.000,00 euro». Lerario avrebbe ricevuto anche una somma di 20 mila euro da Donato Mottola «imprenditore e legale rappresentante della Dmeco Engineering»: anche quest’ultimo ha in atto «esecuzione di appalti affidati con delibere a firma di Lerario per conto della Protezione civile per un importo complessivo di 2.500.000,00 euro».
Tra gli elementi a carico dei tre indagati vi sono anche delle intercettazioni telefoniche e ambientali cominciate almeno da maggio 2021 nell’ambito della più ampia indagine della Procura sulla realizzazione della struttura per le maxi emergenze Covid nella Fiera del Levante di Bari. Parlando con la moglie, Mottola spiega di avere portato un regalo di Natale a Lerario e parla di «manzeta», ossia una ‘mazzetta’ nascosta in un pezzo di manzo pregiato. Dalle intercettazioni, sottolinea il gip nell’ordinanza, emerge «l’esistenza di una fitta rete di rapporti tra il pubblico ufficiale e gli imprenditori coinvolti caratterizzata dall’asservimento, in cambio di un tornaconto personale, della funzione pubblica del primo agli interessi economici dei secondi».
lunedì, 27 Dicembre 2021 - 11:38
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