Caos Quirinale, Fi scarica Salvini: Tajani in campo al tavolo coi big dei partiti. La Lega paga i casi Belloni e Casellati


Un nome nel caos. Un segnale. Nella convulsa giornata in cui Matteo Salvini brucia il nome del presidente del Senato Elisabetta Casellati, con la complicità della stessa, per la corsa al Quirinale e provoca la pubblica levata di scudi di Italia Viva e Forza Italia dopo aver proposto Elisabetta Belloni, a capo dei servizi segreti, le urne restituiscono con forza il nome di Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica uscente che già da tempo ha fatto sapere di volersi tenere fuori da un mandato bis. Alla sesta votazione Mattarella ha conquista 336 voti, più del doppio di quelli ottenuti nel quarto scrutinio (166).

Un ‘segnale’ chiaro che molti grandi elettori del centrosinistra hanno voluto inviare. Mattarella, infatti, è considerato la soluzione migliore per uscire dall’impasse in cui i partiti sono piombati, ma per convincere il Capo dello Stato uscente vi è bisogno di una convergenza unanime. Convergenza che allo stato non c’è. Ciascuno schieramento sta giocando la sua partita. Una partita che vede il centrodestra ormai in frantumi. Dopo le ultime mosse suicide di Matteo Salvini, appoggiate peraltro da Fratelli d’Italia, Forza Italia si è palesemente tirata fuori e sembrerebbe che Silvio Berlusconi, dopo aver dovuto rinunciare alla corsa per il Quirinale, voglia mettere bocca in prima persona in questo delicato risiko.

Non vanno meglio le cose nel centrosinistra: l’asse Pd-LeU-Cinque Stelle ieri ha subito un pesante scossone. Tutta colpa del sì a Elisabetta Belloni, che ha rivelato un dialogo esistente tra l’ex premier Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Questo ‘inciucio’ ha mandato su tutte le furie il Pd, che pretende lealtà da parte dei grillini. Ma al tempo stesso ha creato tensioni all’interno dello stesso universo pentastellato. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha censurato di fatto la fuga in avanti di Conte su Belloni: «Trovo indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso. Lo avevo detto ieri: prima di bruciare nomi bisognava trovare l’accordo della maggioranza di governo. Tutto ciò, inoltre, dopo che oggi è stata esposta la seconda carica dello Stato. Così non va bene, non è il metodo giusto».

Archiviata la sesta votazione, oggi si ricomincia. E si riparte coi vertici, con la partita a scacchi. Matteo Salvini, adesso, tenta una nuova strategia: abbandona la via dell’esposizione e finge di restare a guardare. «Non faccio un nome perché se faccio un nome come Lega non va bene, se lo faccio come centrodestra non va bene e non va bene se raccolgo alcuni nomi che arrivano da Pd e 5 stelle. Sarò l’ultimo a parlare», dice prima di tuffarsi in un nuovo vertice coi dirigenti della Lega. Ma l’incontro più atteso della giornata è quello tra i capi dei partiti. Si cerca un nome condiviso e sino a quando il nome non ci sarà le urne non restituiranno alcun successore di Mattarella: si procederà con scheda bianca o con voto di astensione. La novità, che conferma la profonda spaccatura nel centrodestra, è che al tavolo parteciperà per la prima volta Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia: Tajani sarà in rappresentanza del suo partito e del raggruppamento centrista. «Oggi si riparte con un metodo di confronto caratterizzato da un elemento in più: il centrodestra si è formalmente spaccato. Politicamente è un punto essenziale», ha detto il segretario del Pd Enrico Letta, aprendo l’assemblea dei grandi elettori Dem.

«Questa vicenda mi ricorda il gioco del ponte, reminiscenza adolescenziale – ha aggiunto -. Nel ponte di mezzo della mia città viene messo un carrello. Le squadre devono spingerlo da una parte o dall’altra. A un certo punto il piano diventa così inclinato che non si ferma più». Resta ancora da capire la posizione di Italia Viva. Renzi non ha mai nascosto il suo ‘amore’ per Mattarella, ma per ora non si sbilancia se non per opporre veti insormontabili come accaduto nel caso di Elisabetta Belloni: «L’idea che il capo dei servizi segreti in carica diventi Presidente della Repubblica è per me inaccettabile. Si tratta di una deriva anti istituzionale che non ha precedenti. Noi non voteremo Elisabetta Belloni. Che è una mia amica. Ma dai Servizi Segreti non si va al Quirinale: chi non lo capisce non ha cultura istituzionale», ha detto ieri Renzi.

Aggiungendo che, a suo parere, il nome di Belloni era voluto per andare alle urne e mandare a casa il governo Draghi: «Siccome si deve trovare una donna, allora si prende la capo dei servizi segreti, ma così non va. È un fatto grave, se dovesse spaccare il Parlamento sarebbe ancora più grave. Non c’è rispetto istituzionale – ha aggiunto – La candidatura di Belloni nasce dall’asse di chi vuole andare domani a votare: Salvini, Meloni e Conte. Belloni è lo strumento surrettizio per andare al voto, è la garanzia della fine della legislatura».

sabato, 29 Gennaio 2022 - 09:33
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