Cosa è accaduto a Vanessa Cella? Cosa ha provocato la morte della 37enne che, in una stessa giornata, è stata sottoposta a ben tre interventi chirurgici estetica? E, soprattutto, è stata adeguatamente soccorsa dopo il malore accusato?
Sono le domande alle quali dovrà rispondere la procura della Repubblica di Torre Annunziata che ha aperto un’inchiesta a seguito della denuncia sporta dai parenti della donna. Vanessa si era sottoposta agli interventi di chirurgica estetica presso la clinica Santa Maria la Bruna di Torre del Greco. Secondo la denuncia presentata attraverso l’avvocato Enrico Ricciuto, nella giornata di sabato Vanessa ha raggiunto la clinica intorno alle 8.30 accompagnata dalla cognata, e poco prima delle 11 è entrata in sala operatoria dove ha trascorso 5 ore per una rinoplastica, una liposuzione e una mastoplastica additiva. Tre interventi eseguiti contestualmente. Non appena è rientrata in stanza si è sentita male. Inutile il trasferimento all’Ospedale del Mare, dove i medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della donna.
La procura dovrà fare chiarezza su più punti: l’opportunità di eseguire quei tre interventi in una stessa giornata; le possibili conseguenze di un’anestesia così lunga sulla 37enne; l’adeguatezza dell’assistenza a seguito del malore avuto dalla donna; il ritardo nell’arrivo dell’ambulanza per il trasferimento in una struttura ospedaliera. Sì, perché nella denuncia si fa riferimento anche un ritardo dell’arrivo del 118: i familiari lamentano un’attesa di un’ora.
Il fascicolo è affidato al pubblico ministero Marianna Ricci che ha disposto l’autopsia, atto che determinerà inevitabilmente le prime iscrizioni nel registro degli indagati finalizzate a consentire a chi ha seguito di Vanessa Cella di nominare dei propri periti di parte per seguire le fasi degli atti tecnici irripetibili. La famiglia della donna chiede chiarezza, soprattutto chiede di capire se quei tre interventi insieme hanno compromesso la salute della donna: «Le erano state date tutte le rassicurazioni del caso – ha detto la cognata intervenendo a Storie Italiane su Rai1 – Noi non siamo medici, non abbiamo competenze per contraddire i medici e dunque ci siamo fidati. Noi vogliamo la verità: chi ha sbagliato deve pagare. Non esiste morire così». La donna lascia un figlio quasi maggiorenne.
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mercoledì, 30 Marzo 2022 - 10:49
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