L’ultimo riscontro al calo di tensione, nel consiglio comunale di Napoli del 30 marzo: un’aula semideserta, nella seduta dedicata al tema camorra. «Lo denunciamo da tempo – dice Mariano Di Palma, referente regionale di Libera – il fatto che ormai da molto la lotta alla criminalità organizzata abbia perso centralità nel dibattito pubblico nazionale e locale. È un dato che ci preoccupa non da oggi».
Insomma, nessuna sorpresa...
«La convocazione del consiglio comunale, dopo anche la giornata del 21 marzo scorso (Giornata nazionale della memoria per le vittime di mafia, svolta a Napoli, ndr), poteva essere un buon segnale. Però il fatto che ci sia stata una così scarsa partecipazione è pure indice di una sottovalutazione del problema o, se non di una sottovalutazione, di un’assenza di comprensione del fatto che la dimensione della politica locale può in qualche modo, ponendo la giusta attenzione, porsi come elemento centrale di contrasto al crimine organizzato. Però, da questo punto di vista, non c’è minimamente cura. Ma non da oggi».
In generale, quale livello di attenzione rileva sull’argomento mafie, in Campania?
«Dipende, perché non si può fare di tutta un’erba un fascio. Noi tendiamo sempre a distinguere per non confondere: ci sono tanti amministratori che cercano, dal punto di vista delle politiche regionali o provinciali di fare grande attenzione. Ce ne sono altri, invece, che sottovalutano completamente il fenomeno, per non parlare di alcune situazioni locali in cui la connivenza con i clan è ormai nota».
A cosa si riferisce, in particolare?
«Noi abbiamo una presenza di Comuni in scioglimento o sciolti per infiltrazioni camorristiche che è altissima. Questo è un dato estremamente preoccupante, soprattutto quando ci sono in arrivo le risorse del Pnrr».
A proposito del fiume di denaro del Pnrr, che indubbiamente fa gola ai clan di camorra: vuole lanciare un appello alle istituzioni?
«Il mio appello è a fare bene e per bene. Perché con l’idea di fare presto, di derogare alle norme, di vigilare poco sulla trasparenza, si faranno entrare in maniera tranquilla – diretta o tramite terzi – le mafie all’interno delle amministrazioni comunali. Il problema tra l’altro, mi permetto di aggiungere, non sono tanto le infiltrazioni dei clan, ma tutti gli elementi corruttivi presenti nei nostri territori».
Vale a dire?
«Poteri economici che si presentano all’interno degli appalti, rovinando completamente non solo la dimensione etica della gestione dell’amministrazione pubblica, ma anche lo sviluppo locale».
martedì, 5 Aprile 2022 - 21:44
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