La lite, poi 30 coltellate: così il 17enne ha ucciso la mamma a Napoli. «Non ho capito niente», dice. Il padre gli tende la mano

di Laura Nazzari

La lite per l’uso della Playstation. Poi la furia omicida. Trenta coltellate inferte in rapida successione. Tenendo con le mani finanche la lama, anziché il manico. Mercoledì sera, nell’appartamento al primo piano in Rampe San Giovanni Maggiore, una traversa di via Mezzocannone, a Napoli è stato orrore. Simone, 17 anni compiuti da pochi giorni, ha ucciso la mamma Filomena Galeone, psichiatra e dirigente dell’Asl Napoli 1.

«Non ho capito niente, non so cosa è successo», ha detto lui dinanzi al giudice per le indagini preliminari Angela Draetta del Tribunale per i minorenni di Napoli che si è tenuta ieri, venerdì 17 giugno. E’ un black out quello che descrive Simone. Ciò che ricorda è il prima e il dopo. Ricorda la lite, scoppiata perché lui aveva usato 100 euro, avuti in regalo per il suo compleanno da alcuni parenti, per ricaricare la Playstation. Ricorda che la mamma, dopo il rimprovero, si era lamentata a telefono con la sorella del litigio con Simone. E poi ricorda di quando ha capito di avere ucciso la mamma. Nel mezzo l’omicidio e quello stato confusionale ripreso in un video divenuto virale: Simone sul balcone che prima singhiozza mentre è seduto sulla soglia dell’infisso, e poi in piedi, con le mani sanguinanti, inizia ad urlare che la mamma voleva ucciderlo e subito dopo che lui sarebbe finito a Nisida. «Le volevo bene, non volevo ucciderla», ha ripetuto anche ieri dinanzi al gip. Il suo gesto ha mandato in pezzi una famiglia che tutti descrivono come felice. Una famiglia che si era completata proprio con l’arrivo di Simone (di origini lituane), adottato quando aveva 5 anni.

Simone è accusato di omicidio volontario aggravato. Un’accusa per la quale resta detenuto a Nisida: all’esito dell’udienza di convalida del fermo, il gip ha spiccato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere accogliendo la richiesta del pubblico ministero Pavani.

In Tribunale, ieri mattina, c’era anche Alessandro I., padre di Simone e marito di Filomena. Devastato dal dolore per avere perso l’amore della sua vita e per averlo perso per mano del figlio, Alessandro – stimato neurologo in servizio al Cto – ha deciso di rimanere accanto al ragazzo, ripercorrendo le orme di Francesco De Nardo, il padre di Erika che, ancora adolescente, uccise a coltellate la madre e il fratellino insieme al fidanzato, Omar, dell’epoca. «Avvocato, dite a mio figlio che gli voglio bene, che lo aspetto», aveva detto giovedì Alessandro al penalista Ilaria Criscuolo che, insieme al collega Flavio Ambrosino, assiste il minorenne. E poi ieri si è presentato in Tribunale pur consapevole del fatto di non potere assistere all’udienza. Ma si è fatto trovare nel corridoio sul quale affaccia l’aula dedicata ad ospitare la convalida del fermo e così, seppur per pochi istanti, ha potuto incrociare lo sguardo del figlio e testimoniargli la sua vicinanza. «Avvocato, mi dispiace non chiederle solo una difesa tecnica – è stato l’ultimo pensiero della giornata di ieri di Alessandro rivolto sempre all’avvocato Criscuolo – La prego, vegli su mio figlio». Oggi pomeriggio, intanto, nel comune casertano di Santa Maria La Fossa si terranno i funerali di Filomena Galeone.

sabato, 18 Giugno 2022 - 07:00
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