Uccisi a Ercolano, gli esperti del Ris: «Auto in movimento mentre Palumbo sparava. La vettura mai stata ferma» | Il processo

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Via Marsiglia a Ercolano, il luogo in cui sono stati uccisi Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella (foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

Vincenzo Palumbo resta immobile per tutta la durata dell’udienza. Seduto sullo scalino della gabbia dell’aula 115 del Tribunale di Napoli, con i gomiti puntati sulle gambe e le mandibole appoggiate alle mani, l’autotrasportatore di Ercolano ascolta senza battere ciglio la ricostruzione di ciò che accadde nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2021 quando ha spezzato la vita a due ragazzi. Una ricostruzione tecnica ma al tempo stesso emotivamente forte: sui monitor accesi per l’occasione scorrono le immagini parziali dei corpi di Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella sul tavolo dell’obitorio. E’ un passaggio essenziale per mostrare alla Corte d’Assise di Napoli la natura delle ferite che hanno ucciso i due giovani di Portici. Un passaggio al quale non assistono i familiari di Tullio e Giuseppe: consapevoli della delicatezza dell’udienza, i genitori dei due ragazzi sono rimasti a casa, attendendo notizie dagli avvocati Maurizio Capozzo e Gennaro Bartolino costituiti parte civile.

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Pagliaro, che era alla guida della vettura, è stato raggiunto alla nuca da un proiettile, che è poi fuoriuscito dalla tempia destra. Fusella, che sedeva al lato passeggero, è stato raggiunto pure lui alla nuca da un proiettile, ma la pallottola non è uscita. Un solo colpo a testa, rivelatosi mortale. Ciò che non è andato sapere è se Tullio e Giuseppe siano stati colpiti subito o abbiano capito cosa stava accadendo.

Quella notte Vincenzo Palumbo ha centrato per ben sei volte la Fiat Panda bianca a bordo della quale viaggiavano i due giovani: alcuni proiettili, dopo avere bucato il tetto, si sono proiettati verso parti dure della vettura, finendo con il rimbalzare verso la portiera o altre porzioni di auto, dando vita a un flipper impazzito di piombo. Un altro proiettile esploso da Palumbo, invece, non ha mai raggiunto la macchina perché è impattato contro un pilastrino che sorregge la lamiera a copertura del terrazzino sul quale Palumbo si trovava quando si è trasformato in un cecchino. La ricostruzione balistica è stata affidata al comandante della sezione balistica del Ris di Roma.

Il tenente colonnello si è soffermato su un paio di punti centrali nella dinamica, fornendo chiarimenti che potrebbero annullare qualsiasi spazio di manovra difensiva. Punto primo: i proiettili che hanno centrato il tettuccio dell’auto e quindi ucciso Tullio e Giuseppe sono proiettili che non hanno subito variazioni nella traiettoria, non sono cioè rimbalzati a seguito di urti esterni. «Non sono colpi di rimbalzo – spiega l’ufficiale dell’Arma dei carabinieri – Ogni proiettili ha attinto direttamente l’auto, colpendola con la sua parte apicale».

Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro
Da sinistra Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro, i due ragazzi di Portici uccisi in via Marsiglia a Ercolano

Secondo aspetto: Vincenzo Palumbo si è mosso durante l’azione di fuoco, sostanzialmente seguendo la macchina che a sua volta era in movimento. «Che la mano di Palumbo si sia mossa durante l’azione di sparo è desumibile dall’azione stessa», sottolinea il tenente colonnello. La precisazione è arrivata su precisa domanda del pubblico ministero, che sta cercando di delineare il perimetro delle responsabilità di Palumbo.

Ma cosa accadde poco prima che l’autotrasportatore aprisse il fuoco? Palumbo ha sempre sostenuto di avere sentito dei rumori e che l’antifurto s’era messo a suonare perché i due giovani stavano cercando di entrare nella sua proprietà, ragione per la quale ha usato le armi che aveva in casa (e regolarmente detenuto) per aprire il fuoco. E, allora, nell’udienza di stamattina si è provati a mettere un punto fermo su una circostanza: la Fiat Panda bianca ha effettuato soste, più o meno lunghe, sotto casa di Palumbo tali da ritenere in qualche modo riscontrata la ricostruzione dell’uomo? Determinante la deposizione di un brigadiere che ha ricostruito i movimenti della vettura incrociando i dati del Gps sulla Panda e le immagini – fatte vedere in aula – catturate dalla telecamera installata nella palazzina confinante con quella di Palumbo. La Panda irrompe sulla scena pochi minuti una ventina di minuti dopo la mezzanotte, a 19 chilometri orari percorre la strada che divide la proprietà di Palumbo da quella del vicino, svolta verso sinistra tenendosi la casa di Palumbo sul lato guida e prosegue. Sono le 00.27 e la telecamere inquadra la luce sprigionati dai fari dell’auto che si allontana, poi il buio. E alle 00.27.50 si vede un piccolo bagliore. Sono i primi colpi d’arma da fuoco che Palumbo esplode. «L’auto, mentre Palumbo spara per la prima volta, sta facendo manovra», spiega il brigadiere.

Ma come si fa a ritenere che la vettura fosse in movimento e non si è mai fermata? «Questo ce lo dice il Gps – annota – L’auto procedo sempre a 19 chilometri orari, poi quando imbocca via Marsiglia a un certo punto la velocità diminuisce, a 0 e poi in un minuto è subito a 19. Il Gps ci dice che la macchina non è mai stata ferma». E come si spiega, allora, quello ‘0’ chilometri orari? «Il conducendo stava facendo manovra. Lo spiazzale presenta paletti con una corda e fare manovra non è semplice. L’auto non è mai stata ferma in sosta, ma è stata ferma per manovra».

Quest’affermazione ha spinto la difesa, rappresentata dall’avvocato Abet, a insistere sul punto, perché a parere del legale vi è, nella ricostruzione, un ‘buco’ di un minuto circa. Seguendo la ricostruzione del brigadiere, mentre la manovra è da poco compiuta «c’è poi tutta una serie di esplosioni, che vanno dalle 00.28 alle 00.28.04. Io in totale ne ho contate 11». Quindi la telecamera inquadra bene l’auto che sta risalendo, lasciandosi la casa di Palumbo stavolta sul lato passeggero: la corsa dell’auto si interrompe però contro il cancello dell’abitazione del vicino di Palumbo, Tullio Pagliaro che era alla guida è ormai morto. Come Fusella.

mercoledì, 22 Giugno 2022 - 15:24
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