Governo Draghi stop, Fi perde pezzi e c’è la corsa al progetto del ‘terzo polo’. Carfagna ‘medita’, Gelmini e Brunetta si dimettono

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L'onorevole Mara Carfagna

Adesso c’è la corsa a trovare una collocazione. La caduta del Governo Draghi accelera e accorcia i tempi per la campagna elettorale, soprattuto riduce in modo impressionante i tempi delle strategie. E una fetta della politica, di quel tempo, aveva bisogno. Da mesi si parlava di un possibile ‘terzo polo’, della costruzione di un grande centro moderato su posizioni draghiane.

Il progetto c’è, le interlocuzione pure. Ma ci voleva pazienza per stringere alleanze, fare accordi e dunque presentarsi all’elettorato per convincerlo a votare. Ora, invece, ci sono avanti poco meno di due mesi. E forse anche meno se si considera che il progetto di fatto non ha ancora visto la luce.

Tuttavia i segnali di un’accelerazione in tal senso ci sono. E arrivano da Forza Italia. A seguito delle dimissioni di Draghi determinate dalla mancata fiducia in Senato di Forza Italia, Lega e Movimento Cinque Stelle, due ministri di Forza Italia hanno lasciato il partito e un terzo ministro, Mara Carfagna, ha lasciato intendere che sta valutando la strada dell’addio, ma anche altri esponenti azzurri stanno abbandonando Berlusconi. La prima a dire addio al Cav è stata Maria Stella Gelmini: «In un momento drammatico per la vita del Paese, mentre nel cuore dell’Europa infuria la guerra e nel pieno vortice di una crisi senza precedenti, una forza politica europeista, atlantista, liberale e popolare oggi avrebbe scelto di stare, senza se e senza ma, dalla parte di Mario Draghi. Forza Italia ha invece definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini. Questa a Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito». 

Poi è arrivato il benservito di Brunetta: «Sono degli irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l’interesse di parte all’interesse del Paese, in un momento cosi’ grave. I vertici sempre più ristretti di Forza Italia si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista, sacrificando un campione come Draghi, orgoglio italiano nel mondo, sull’altare del più miope opportunismo elettorale», ha scritto Brunetta in uno dei passaggi della nota con la quale ha motivato la sua decisione. 

Lancia un segnale Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione sociale, che però, a differenza dei colleghi, non sbatte ancora la parte: «Per questioni di stile non esprimo giudizi su come Forza Italia ha gestito questa crisi, assumendo una decisione che non ho condiviso, che sono convinta vada contro l’interesse del Paese e di cui non ho mai avuto l’opportunità di discutere in una sede di partito. Sono grata al presidente Berlusconi per le opportunità che mi ha offerto e la fiducia che mi ha testimoniato in questi anni, ma quanto accaduto ieri rappresenta una frattura con il mondo di valori nei quali ho sempre creduto che mi impone di prendere le distanze e di avviare una seria riflessione politica». 

A confermare il fatto che dietro gli addii di Gelmini e Brunetta ci sia un realtà un chiaro scenario da campagna elettorale che riconduce al fantomatico terzo polo moderato, sono le dichiarazioni arrivate da Italia Viva e anche da Giovanni Toti, che hanno strizzato l’occhio ai dimissionari. «Caro Renato, questa storia può andare avanti perché i valori liberali, riformisti e popolari non sono morti e siamo in tanti a credere che si possano portare avanti con coraggio e serietà!», ha scritto Toti in un Tweet.

Intervenendo ad Agorà, il presidente di Italia Viva Ettore Rosato ha confermato l’intenzione di tenere vivo il canale di dialogo aperto con alcuni (ormai ex) esponenti di Forza Italia: «Dialogheremo con Gelmini e Brunetta usciti da Forza Italia? Lo faremo, come lo facevamo anche prima a dire il vero. Il tema non è pero’ dialogare, ma costruire un’area politica di centro, moderata nei toni e riformista nei contenuti, che segua il percorso tracciato dal Presidente Draghi e che sia alternativa ai populismi di destra e sinistra che abbiamo visto all’opera in questi mesi con risultati devastanti».

E Berlusconi? Il leader di Forza Italia, almeno pubblicamente, non si è scomposto. In un colloquio con il direttore di Repubblica Maurizio Molinari di cui il quotidiano darà conto nell’edizione cartacea di domani, Berlusconi ha osservato (su Gelmini e Brunetta dimissionari): «”Riposino in pace. Stiamo parlando di esponenti senza seguito ne’ futuro politico». 

giovedì, 21 Luglio 2022 - 20:51
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