Un caso finito sulle pagine dei tabloid internazionali in un battibaleno: famoso regista seduce e abusa di una giovane donna e, dopo aver fatto i suoi comodi, la abbandona in aeroporto. Una bruttissima storia rimbalzata sulle pagine dei quotidiani di tutto il mondo perché il presunto aguzzino è Paul Haggis, regista di fama internazionale (ha firmato capolavori come Crash, Million Dollar Baby, e campioni di incasso come Casino Royal) incappato in un’accusa pesantissima durante il suo soggiorno in Italia. E proprio in Italia è finito poi agli arresti domiciliari con l’infamante marchio di presunto stupratore.
A tre mesi dalla vicenda però arriva la pronuncia del Tribunale del Riesame che, nel respingere il ricorso della Procura di Brindisi ontro la sua scarcerazione, getta ombre sul racconto della ragazza che ha denunciato. Ma andiamo con ordine.
Siamo in una località salentina dove Haggis trascorre qualche giorno, invitato al festival di cinema Allora Fest di Ostuni. Qui, l’incontro con la turista inglese ventinovenne che poi lo denuncia; secondo il racconto della donna, questa avrebbe subito tre giorni di abusi da parte di Haggis, culminati con l’abbandono della vittima. Un racconto al quale i giudici del Tribunale del Riesame di Lecce credono poco perché, scrivono, la ragazza quando ha incontrato il cineasta avrebbe già avuto «intenti speculativi».
Ed è per questo che il Riesame ha rigettato l’appello della Procura di Brindisi contro la revoca dell’arresto del regista premio Oscar, finito «ai domiciliari» il 19 giugno e rimasto detenuto fino al 4 luglio. Le presunte violenze sarebbero state commesse in un B&B di Ostuni, dove Haggis avrebbe dovuto partecipare al festival di cinema Allora Fest. La 29enne aveva raccontato di aver subito abusi tre giorni consecutivi, prima di essere scaricata il 15 giugno in aeroporto, ferita e confusa.
Ma per il Riesame il racconto fatto dalla donna nel corso dell’incidente probatorio, «non pacificamente attendibile», getta pesanti ombre sull’attendibilità della denunciante, compromettendo notevolmente il requisito della gravità indiziaria. Nel provvedimento sono trascritte alcune conversazioni tra la presunta vittima e Haggis, il cui contenuto «rivela con chiarezza un corteggiamento che la donna rivolge al regista». Della presunta vittima i giudici evidenziano infatti «la personalità volitiva e determinata», che «mal si concilia con l’immagine che si tenta di delineare quale persona sprovveduta, confusa, sottomessa, obnubilata dalla personalità del regista famoso».
Poi ci sono stralci di conversazioni in chat con un’amica che peggiorano la sua posizione. Le due parlano di ricerca di partner economicamente «forti» tanto da garantire loro un adeguato benessere che sarebbe ricompensato dalla disponibilità sessuale. Una personalità lontana da una donna soggiogata dalla personalità dell’indagato. «Le numerose contraddizioni nel racconto della 29enne, unitamente alla manifestata non indifferenza alla ricaduta economica della vicenda – dicono i giudici – non possono che far fortemente dubitare della genuinità del racconto della persona offesa. Né può darsi credito al riferito sviluppato attaccamento alla persona che mi aveva violentato, quasi a rievoca una sindrome di Stoccolma, salvo poi riemergere dalla stessa sindrome dopo poche ore quando, malamente abbandonata all’aeroporto di Brindisi, denunciava gli asseriti abusi».
Per il Tribunale, in conclusione, sarebbe stata la 29enne ad avvicinare Haggis, personaggio noto ed economicamente solido, e a sua volta lui avrebbe accolto l’iniziativa della fan «solo per una esperienza di conoscenza sessuale che gestisce probabilmente con modalità spicciole e poco rispettose».
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mercoledì, 14 Settembre 2022 - 09:03
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