C’è il ministro uscente Dario Franceschini, che qui è stato catapultato per ottenere un seggio sicuro in Parlamento. E poi ci sono i ‘frontman’ del ‘Terzo Polo’, che dall’Hotel Mediterraneo lanciano le ultime stoccate all’indirizzo del Pd, del Movimento Cinque Stelle e provano a parlare al cuore dell’orgoglio partenopeo. Ma i riflettori sono già tutti puntati sulla ‘rossa’ Bagnoli, dove Giorgia Meloni è attesa per il suo evento di chiusura della campagna elettorale. Un evento che alla vigilia si profila ad alta tensione.
Nella giornata che precede il silenzio elettorale, Napoli diventa la capitale del voto. E’ qui che si gioca la partita più difficile, perché è qui che i partiti hanno fatto assai fatica. Il Partito democratico, anziché andare alla raccolta dei consensi, ha seminato malcontento, profondo, tra i suoi iscritti: ha imposto candidati ‘stranieri’ e mortificato candidati napoletani, peraltro parlamentari uscenti, costringendoli a una campagna di lotta per un seggio incerto.
Il risultato è che in molti invocano una ‘resa dei conti’ all’indomani del voto, e non hanno mancato di esprimere – anche pubblicamente – il proprio forte disagio. Sarà, dunque, importante capire se questo disagio si tradurrà in un voto di protesta – che toglierà forza al Pd – o se alla fine l’elettore ‘dem’ si turerà il naso pur di non regalare la vittoria facile al centrodestra. Franceschini, a modo suo, prova a serrare i ranghi: «La partita è ancora aperta, molti indecisi stanno decidendo proprio in queste ore. Giorgia Meloni vuole isolare l’Italia e l’isolamento non è solo un fatto politico, è un fatto che avrà ripercussioni economiche con effetti diretti sulle nostre vite. Non e’ come in Germania o come in Inghilterra dove conservatori e progressisti si misurano sui programmi, ma hanno un sistema di valori condivisi. Qui la partita è un’altra: con noi restiamo in Europa, con questa destra estrema che vuole un’alternativa di sistema prevarranno posizioni sovraniste stile Orban che ci isoleranno».
In questo mare in tempesta per il Pd, Giuseppe Conte ha deciso di gettare la sua rete per cercare di allargare il bacino di consensi che nel Sud non si è poi assottigliato. La bandiera del reddito di cittadinanza continua a sventolare alta e Conte si fa fiero paladino difensore dell’istituto voluto dai grillini e attaccato fortemente dal leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Una strategia che sembra rafforzare Conte, e che Luigi Di Maio cerca di mutuare. Il ‘padre’ del reddito di cittadinanza e dei navigator (esperimento miseramente naufragato) fu, infatti, il ministro degli Esteri. Ma oggi Di Maio non porta più le (cinque) stelle sulla giacca e così prova a scippare il tema ai suoi ex amici, cosa che potrebbe determinare una dispersione del voto anche se in realtà Di Maio confida nel sostegno degli elettori del Pd, che se lo ritrovano candidato imposto.
Sul versante del centrodestra, la questione consenso è tutta un rebus. Giorgia Meloni arriva oggi a Napoli e già sa che le tensioni non mancheranno. Invitata all’Unione industriali per un confronto sui temi economici, la leader di Fratelli d’Italia è entrata nella sede, in piazza dei Martiri, da una strada secondaria.
Dinanzi all’ingresso principale era in corso una protesta contro Meloni: qualcuno ha acceso alcuni fumogeni rossi e gridato ‘Meloni via da Napoli’. Nulla di preoccupante, i manifestanti sono andati via poco dopo. Ma è a Bagnoli che si teme il peggio. Verso le 16 è previsto l’inizio del comizio e la zona è già blindata. Mezzi della polizia e dei carabinieri presidiano tutta l’area del lungomare, sia da Posillipo che dal quartiere di Fuorigrotta, che da Pozzuoli. Cme segno di dissenso c’è uno striscione su un balcone nella piazzetta a pochi metri dal luogo del comizio della Meloni con la scritta “una mattina mi son svegliata o bella ciao”.
A Napoli il centrodestra non riscuote consensi da lungo tempo. Alle Politiche del 2018 tutte e tre le principali anime di questa coalizione si fermarono su percentuali poco lusinghiere. Andò meglio, si fa per dire, solo Forza Italia, che adesso deve fare i conti con la scissione di diversi esponenti di punta confluiti nel ‘Terzo polo’.
E proprio i frontman della compagine nata dall’unione di Renzi e Calenda sono intervenuti stamattina a Napoli, all’hotel Mediterraneo, per chiudere la compagna elettorale: l’attacco a Conte e a Letta, nonché la difesa del Sud e i piani di rilancio del Mezzogiorno sono stati i temi toccati. Il ‘Terzo polo’ si presenta come forza moderata e spera di essere attrattiva. «Verso le elezioni si promettono sussidi come fa Conte o sbandierando centinaia migliaia di assunzioni in enti pubblici come fa Letta. Idee che a me da meridionale mi offendono moltissimo, l’idea stracciona del Sud. Io non ci sto, perché noi non consideriamo il Sud come serbatoio di voti con le promesse di politiche assistenziali», ha detto Carfagna.
Ma a Napoli si muove anche ‘Noi moderati’, che qui è animata da persone provenienti da un percorso di civismo riconosciuto e riconoscibile: tutte persone del territorio e tutti professionisti. La ‘squadra’ è capitanata dall’avvocato Riccardo Guarino, fondatore e presidente di Rinascimento partenopeo e già candidato alle ultime amministrative a Napoli a sostegno del candidato sindaco Catello Maresca. Ne fanno parte moltissimi avvocati nonché l’ex parlamentare Ciro Falanga. Non solo: un altro zoccolo duro è rappresentato dagli esponenti della civica ‘Essere Napoli’, che tra i candidati di ‘Noi moderati’ esprime l’avvocato Lucrezia Orlando.
Mercoledì sera, all’Accademia club di via Piave, si è tenuta la chiusura della campagna elettorale di ‘Noi moderati’ e l’evento ha visto il pienone. «E’ stato un segnale di grande forza e partecipazione. Oggi abbiamo una possibilità unica che non dobbiamo sprecare», commenta l’avvocato Guarino. Dal palco, Guarino ha caricato i supporters: «Con il centrodestra al governo c’è la possibilità di fare riforme che non sono state fatte fino ad ora. In questa coalizione di centrodestra c’è una forza moderata, libera, cristiana che ha i nostri valori al centro che è Noi moderati. Questo è uno spazio politico che è mancato negli ultimi 15 anni, è un’occasione che non capiterà più. Ora dipende da tutti gli elettori… Noi in Parlamento vogliamo fare le battaglie di giustizia. Questa battaglia si può vincere».
venerdì, 23 Settembre 2022 - 15:20
© RIPRODUZIONE RISERVATA