Parole nette, nel solco di quanto disse 30 anni fa Giovanni Paolo II, nello scomunicare gli appartenenti alla criminalità organizzata. «Altro che uomini d’onore, come amano definirsi: i mafiosi sono dei mezzi uomini, i mafiosi sono dei vigliacchi!». Non usa mezzi termini il presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi.
Rispondendo alle domande del telegiornale SkyTg24 – a margine della messa celebrata nel Cortile d’Onore della Corte suprema di Cassazione, in occasione dei 32 anni dall’omicidio mafioso del giudice Rosario Livatino, che Papa Francesco ha proclamato Beato – Zuppi afferma che la Chiesa «deve e può fare molto per combattere la mafia». Infatti, «dopo il famoso ‘Convertitevi, verrà per voi il giudizio di Dio’ pronunciato da Giovanni Paolo II nel 1993 ad Agrigento, tre anni dopo la morte di Livatino, credo che la Chiesa stessa si sia convertita contro le mafie».
Secondo il presidente Cei «con fermezza la Chiesa combatte quello che c’è dietro le mafie, come faceva Livatino, oppure, come fece un altro grande martire di mafia, padre Pino Puglisi, le combatte sottraendo loro la mano d’opera, dando un futuro e speranza ai giovani, creando alternative».
Nella Chiesa, in passato, non sono tuttavia mancate ambiguità e compromissioni con le organizzazioni criminali. Sulla possibilità che ciò avvenga oggi, Zuppi pensa che «le mafie hanno tanti modi per intimidire, e qualche volta qualcuno, che sia sacerdote o meno, può scegliere la via, sbagliata, della prudenza. Cioè, ci si lascia intimidire». Ma questo accade «perché gli uomini della mafia non sono uomini d’onore, come amano definirsi, ma sono mezzi uomini, sono dei vigliacchi. La corruzione è vigliacca, e loro corrompono, per togliere agli altri. Ma occorre essere uomini, si deve voler bene agli altri. E difendere la giustizia».
mercoledì, 28 Settembre 2022 - 07:30
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