«Mi hanno arrestato, sono in un carcere a Teheran. Vi prego aiutatemi». La telefonata che sconvolge la vita della famiglia Piperno arriva in quello che sarebbe dovuto essere un giorno di gioia. Alessia è a Teheran e da lì, nel giorno del suo 30esimo compleanno, chiama in Italia supplicando di essere liberata. Preghiere e lacrime, che sorreggono una storia sulla quale si è mossa anche la Farnesina e che guarda dritto nel cuore dell’Iran dove è in atto una forte protesta, dal sapore rivoluzionario, delle donne.
Alessia, residente a Roma, era giunta in Iran due mesi fa per un viaggio. Con un gruppo di turisti avrebbe visitato Rasht, la città iraniana ad una trentina di chilometri dal mar Caspio, capoluogo della regione di Gilan. Poco meno di una settimana fa la Piperno si sarebbe poi diretta nelle zone del Kurdistan iraniano: con lei ci sarebbero stati il cittadino francese e il polacco mentre l’altro italiano non avrebbe seguito il gruppo ed avrebbe lasciato il Paese per raggiungere l’India. La trentenne avrebbe poi fatto ritorno nella capitale, dove è stata arrestata. Alessia si accingeva a festeggiare il suo compleanno.
Il padre Alberto, titolare di una libreria nel quartiere Tuscolano di Roma, ha lanciato un appello su Facebook, spiegando che da 7 anni Alessia viaggiava per il mondo, spesso da sola, perché il suo sogno era diventare una travel blogger famosa sui social.
«Questa ragazza è Alessia Piperno, ed è mia figlia. È una viaggiatrice solitaria, gira il mondo per conoscere usi e costumi dei popoli. Si è sempre adeguata e rispettato le tradizioni e, in certi casi, gli obblighi, di ogni paese che ha visitato. Erano 4 giorni che non avevamo sue notizie, dal giorno del suo 30 compleanno, il 28 settembre. Anche il suo ultimo accesso al cellulare riporta quella data. Stamattina arriva una chiamata. Era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. A Teheran», ha scritto il padre.
«Era stata arrestata dalla polizia insieme con dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno. Sono state solo poche parole ma disperate. Chiedeva aiuto. Ci siamo subito mossi con la Farnesina, abbiamo chiamato l’Ambasciata italiana a Teheran. Ancora non sappiamo niente, neanche il motivo della reclusione. Ci dicono che si stanno muovendo – aggiunge Alberto Piperno – E noi genitori, e il fratello David, non riusciamo a stare con le mani in mano. Non si può stare fermi quando un figlio ti dice ‘Vi prego, aiutatemi’».
I viaggi in giro per il mondo di Alessia sono cominciati sei anni fa quando, zaino in spalla, è partita alla volta dell’Australia. Poi ha attraversato l’India e lo Sri Lanka, l’Islanda e il Messico, il Marocco e l’Honduras. E sui social ha iniziato a documentare i suoi incontri, le sue scoperte. L’ultima tappa è stata, appunto, l’Iran, dove Alessia ha incrociato le storie delle donne che si ribellano.
A loro ha dedicato un lungo post su Instagram. «Se un giorno questo sarà un Paese libero – ha scritto – è merito di queste persone, di queste ragazze che scendono in piazza e danno fuoco ai loro hijab, e a quegli uomini che stanno combattendo per le loro donne». E in segno di libertà ha pubblicato un video nel quale si lasciava accarezzare, senza indossarlo, dal velo.
Non solo. Alessia ha parlato anche delle manifestazioni, delle corse per mettersi al sicuro in ostello, e della paura delle iraniane che le chiedevano ospitalità. «Quella ragazza sarei potuta essere io», ha scritto parlando di Mahsa Amini, uccisa a 22 anni perché non indossava l’hijab. «Sono cresciuta credendo che queste cose accadevano in una terra lontana dalla mia, e che non mi avrebbero mai toccata – le sue parole di appena una settimana fa -. Ma ora che sono qui da piu’ di due mesi, mi sento parte di tutto ciò, mi sento parte di queste ragazze che lottano per i loro diritti, che manifestano per la loro libertà, ma che alla fine sono costrette a nascondersi in un punto cieco». «Qui la gente è stufa di essere un burattino, ecco perché migliaia di persone stanno scendendo nelle piazze a protestare – raccontava -. Stanno manifestando per la loro liberta’. Donne, uomini, adolescenti e anziani. E ognuno di loro, ogni singola persona, rischia la propria vita quando va per le strade».
lunedì, 3 Ottobre 2022 - 16:05
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