In Puglia una catena alberghiera ha deciso di gettare la spugna chiudendo ben 5 hotel e risolvendo così i contratti con 275 dipendenti, per non parlare delle ricadute in capo ai fornitori. Dalla Toscana arriva la storia di una bolletta da capogiro che sta inducendo i destinatari a meditare la chiusura. Mentre a Napoli l’associazione Confapi Giovani preannuncia la chiusura, per fine ottobre, di 2 strutture ricettive e 3 ristoranti nell’area sud della provincia di Napoli, e dalla Sardegna si profila lo stop per il 30% delle attività ricettive.
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Il caro bollette, innescato dal caro energia, miete vittime con il passare delle ore. Gorgia Meloni, destinata a guidare il nuovo Governo disegnato dal voto del 25 settembre scorso, sta cercando di trovare una soluzione ma la crisi morde e molte attività potrebbero non riuscire a vedere l’alba del provvedimento. Per molti la chiusura è la sola strada percorribile per non fallire: le bollette pazze hanno, in diversi casi, mangiato gli utili dell’estate e proseguire con le attività significherebbe andare incontro alla bancarotta. Allora meglio chiudere, anche se il prezzo è altissimo: dipendenti licenziati, fornitori che restano senza commesse e dunque vedono assottigliare i propri guadagni con ripercussioni sui propri indotti lavorativi. E’ l’economia di un paese che inizia a scricchiolare.
Ma, come spiega Attilio Caputo, direttore generale del gruppo alberghiero Caroli che ha deciso di chiudere, non vi sono alternative possibili e praticabili alla resa temporanea. Il gruppo ha deciso di chiudere tutti e 5 gli hotel in Salento che offrono circa mille posti letto. La chiusura arriverà non appena saranno smaltite tutte le prenotazioni alle quali è stato già confermato il booking. Dal 1 ottobre, infatti, gli hotel Terminal e Villa La Meridiana di Santa Maria di Leuca e Le Sirene, Joli Park Hotel e Club Bellavista di Gallipoli non accettano più prenotazioni. A rischio ci sono 275 dipendenti, per i quali è stata chiesta la Cassa integrazione. Caputo ha puntato l’indice contro «gli spropositati ed insostenibili costi, che hanno eroso totalmente i margini di profitto e che rendono impossibile garantire il prosieguo dell’attività pur ricorrendo alle opportunità offerte dal sistema creditizio ed all’implementazione di impianti fotovoltaici, la cui installazione non è stata ancora autorizzata». «Ringrazio i nostri collaboratori, che saranno, ahimé, i primi ad essere penalizzati dalla situazione, e mi auguro – ha sottolineato – che un ritorno alla normalità possa far ricreare le condizioni per una riapertura. La Germania – rileva con rammarico l’albergatore – ha varato subito un piano di aiuti da 200 miliardi per aziende e famiglia, in Italia si è fatto poco».
Scenario di serrata anche in Sardegna. «Si sta andando verso la chiusura anticipata della stagione, brutta conclusione di un’estate che ha registrato numeri eccellenti, migliori di quelli del 2019. Speravamo di allungare ancora l’ospitalità, ma i costi non sono sostenibili: quindi un po’ tutti gli alberghi in Sardegna – 920 strutture – stanno chiudendo e la cosa peggiore è che molti non riapriranno», ha dichiarato il presidente regionale e vice nazionale di Federalberghi, Paolo Manca. «Per gli hotel i costi energetici non sono comprimibili come a casa: non puoi usare acqua fredda o non riscaldare o rinfrescare gli ambienti – ha aggiunto Manco – La stagione finisce qui, ma il vero rischio è che molti non abbiano poi la forza di riaprire».
Grido d’allarme anche da Napoli, dove Massimo Di Santis, presidente del gruppo Giovani Confapi di Napoli, avverte che, a causa del caro bollette, «due strutture ricettive e tre ristoranti nell’area sud della provincia di Napoli chiuderanno a fine mese perché impossibilitati a pagare bollette che sono arrivate a rincari del 600 per cento».
«Ho avuto comunicazione dagli imprenditori che ottobre sarà l’ultimo mese di lavoro», ha aggiunto Di Santis, «perché già a settembre hanno bruciato sostanzialmente tutto l’utile dell’estate appena trascorsa. Per pagare le successive bollette, dicono, dovrebbero indebitarsi. Il gioco, arrivati a questo punto, non vale la candela».
«E la cosa preoccupante è che nelle stesse condizioni si trovano tanti piccoli e medi imprenditori alle prese con il pagamento di utenze che non sono più sostenibili – ha concluso – È necessario che il Governo di prossima nomina attui subito una modifica all’impianto normativo delle politiche energetiche e sganci il costo del gas da quello dell’energia elettrica e che, soprattutto, impedisca manovre speculative ai danni dei cittadini da parte delle multinazionali del settore».
Avvilente è anche la storia riportata da La Nazione circa la bolletta milionaria arrivata alla ‘Lavanderia Donati srl’, che ha sede nella frazione di Fornoli in provincia di Lucca. L’azienda, che fornisce ristoranti e alberghi nonché strutture sanitarie e ospedaliere, ha ricevuto – in riferimento al mese di agosto 2022 – una bolletta di 183mila e 665 euro per il consumo di metano. Nello stesso mese dello scorso anno la bolletta era di 20.313 euro.
mercoledì, 5 Ottobre 2022 - 16:08
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