La prova certa non c’è, il dibattimento non è riuscita a farla emergere. E così, allineandosi alle amare conclusioni del pubblico ministero Giacomo Urbano, il giudice monocratico del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Valerio Riello, ha chiuso il processo con una sentenza che colpisce al cuore le parti offese.
Gli ex manager della Firema, storica azienda ferroviaria di Caserta oggi denominata Tra, sono stati assolti dalle accuse di omicidio e lesioni colpose per 19 lavoratori morti e gli 82 malati per esposizione all’amianto. Il fatto non sussiste è la formula utilizzata. Pure il pm aveva proposto l’assoluzione ma ai sensi della vecchia formula dubitativa, motivando la conclusione alla luce del mancato raggiungimento della prova.
L’assoluzione, nello specifico, ha riguardato gli ex amministratori delegati Mario Fiore e Giovanni Fiore e gli alti ex dirigenti Enzo Ianuario, Maurizio Russo, Giovanni Iardino, Giuseppe Ricci e Carlo Regazzoni (difesi tra gli altri da Giuseppe Stellato e Gennaro Ciero). Ricci e Russo erano già usciti indenni per assoluzione dal primo processo, in cui la Procura di Santa Maria Capua Vetere aveva contestato il reato più lieve di rimozione e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. Poi l’ufficio inquirente aveva aperto una seconda indagine per omicidio colposo, indagando altri amministratori succedutisi negli anni, e percorrendo una strada simile a quella della Procura di Torino in relazione alla vicenda dell’Eternit.
A gravare sul processo sono stati il troppo tempo trascorso dai fatti – antecedenti al 1990 quando l’amianto fu eliminato dall’azienda – il contributo testimoniale, ritenuto scarsamente rilevante, delle vittime, molte anziane e malate che poco o male ricordavano di quanto accaduto oltre 30 anni fa.
sabato, 15 Ottobre 2022 - 10:20
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